martedì 19 novembre 2013

Tula e il Pulque



È il momento di tornare verso la capitale, dopo la lunga e articolata esplorazione archeologica e senza tralasciare interessanti divagazioni sul tema: "alla fine di Aprile volli visitare, assieme ad una coraggiosa viaggiatrice, la signorina norvegiana, Inga Chumsland, le rovine della grande quanto celebre città di Tollan che secondo alcuno si dovrebbe porre nelle vicinanze della moderna cittadina di Tula nello stato di Hidalgo è la capitale dei famosi Tolteki, potenti nell'XI secolo, e che in causa di inondazioni, siccità, geli, carestie, guerre e peste, decimati, avrebbero abbandonata la loro capitale e dispersisi (…) a Culhuacàn un loro ramo avrebbe fondata la stirpe dei re di Tezcoco (ved. Clavijero). La triste storia di Tollan ricorda le vicende di Troia (…) le rovine di Tula sono poca cosa per quanto interessanti; ho esplorato i tre cerros, del Tesoro, della Campana encantada e de la Malinche, ove potei fotografare alcune iscrizioni e figure su roccia d'epoca antichissima, assai guaste ma sufficentemente rilevabili (…) in Tula fiorì la graziosa leggenda della scoperta dell'aguamiel estratta dall'agave per opera della bellissima Xochitl, figlia di Papantzin" [1]. 
Epigrafe Nezahualcoyotl (vedi bibliografia)
A Culhuacan, potente città del Messico, nel 1299 gli Aztechi si sono insediati nei barrens vuoti su permesso di Cocoxtli e ben presto confliggono con la città di Tenayuca tolteca, finendo poi per assimilare quella cultura; la città nel XIII secolo diventa il centro di controllo della valle dell'Anahuac verso l'area del lago di Texcoco. Da qui parte espulso l'azteco nel 1323 che vuotando l'area lacustre fonda nel 1325 Tenochititlan, l'antica Città del Messico. È il re esiliato di Texcoco Netzahualcoyotl che definisce poi all'inizio del XV secolo l'alleanza ferma e risolutiva del dominio azteco tra Tenochititlan, Texcoco e Tlacopan, un dominio federale che si estende fino al Golfo del Messico. È allora che viene riscritta la storia azteca nel senso di una consapevolezza di civiltà comune (sotto gli auspici della vecchia teologia nahuatl Tlaloc, Tezcatlipoca e Quetzalcoatl), si istituisce la guerra rituale (sistema d'esercizio d'addestramento per i guerrieri e di fornitura di prigionieri da sacrificare durante i tempi di pace) e la costanza dei sacrifici umani (per conservare l'energia dell'universo e la forza del Sole al termine dei cicli astrali di 52 anni). L'alleanza regge e si consolida fino alla morte di Netzahualcoyotl ed emerge allora in un'atmosfera di complotti aristocratici la figura di Montezuma, agli albori dell'arrivo degli Spagnoli.


Cerros Tula, mescita di pulque
Nello stato di Tlaxcala si estende il cerro Malinche, oggi Parco Nazionale (dal 1938), una grande area di vegetazione boscosa forestale di grande bellezza naturale al centro dell'altopiano messicano che Callegari attraversa nel ricordo dei contatti con Conzatti e della sua "seconda patria", Coredo in Trentino in cui ha stabilito un buen retiro dal lavoro e dagli impegni e di cui scrive sugli aspetti naturalistici e culturali in alcuni articoli di divulgazione. Malinche è sull'altezza di circa 4.000 metri sul livello del mare ed è la quinta cima in altezza del Paese, sempre geologicamente risultato di intensa attività vulcanica; profondi "barrancas" si irradiano dalla cima, una cresta dentata di vari picchi. È nella zona idrografica del Rio Atoyac, di cui qualche ricordo iconografico resta nel Fondo inedito della Biblioteca Civica. Nella leggenda popolare è qui che le anime dei fanciulli sacrificati a Tlaloc trovano il loro limbo. È qui che Cortes cercò il legno con cui realizzare le imbarcazioni leggere con cui solcare il lago Texcoco e raggiungere Tonochititlan. L'interesse naturalistico ed etnografico di Callegari viene sollecitato, passando da queste zone, dalla leggenda del "pulque", il liquore ricavato dalla fertilizzazione del liquido secerno nel cuore d'agave prima che salga al fiore (Agave salmiana, o maguey pulquero): usato in epoca amerinda dai sacerdoti come bevanda cerimoniale (ixtac octli in nahuatl, corrotto in spagnolo in octli poliuhqui, da qui pulque), è proprio negli anni '20 che il governo messicano ne vieta rigidamente l'abuso come sostanza antigienica, causa di discordia e intemperanza tra il popolo, arrivando a diffondere la birra ("rigorosamente igienica e moderna") in sostituzione. Eppure per le popolazioni indigene la tradizione lo consiglia in dosi moderate ai vecchi, agli infermi, alle donne che allattano, è congiunto alla tequila, la bevanda nazionale (per il pulque si fermenta il cuore dell'agave atrovirens, per la tequila si cuoce il cuore dell'agave Tequilana Weber, poi distillato, come per il mezcal però con l'agave Angustifolia Haw).
Cerro tepoztlan
La leggenda indigena tolteca racconta che il contadino Papantzin (suddito molto fedele al re di Tula Telcalpanetzin) scoprì, viaggando in una zona semidesertica a nord di Tenochititlan, come estrarre il liquido secerno dal maguey o meglio vide un liquido che secerneva dal terreno (Mayauetl è la divinità femminile associata alla pianta, che si relaziona a Quetzalcoatl come un albero a due rami, quindi succo di due divinità, interrata quella all'emergere della divinità del seprente piumato; Sahagun, frate domenicano prolifico nel riportare leggende nahuatl, sostiene che Mayahuel è il nome della donna indios che per prima perforò il maguey per ricavarne la linfa preziosa; è lo "arbol de las maravillas" raccontato da Josè Acosta alla fine del XVI secolo). Papantzin lo fece provare alla moglie Xòchitl e al figlio che lo gustarono e lo trovarono molto dolce e gradevole. Il re inviò a Xòchitl una donna con una grande brocca per chiedere l'effluvio della magica bevanda, in cambio egli avrebbe ospitato la loro figlia elevandola dalle origini contadine con l'insegnamento della matematica, dell'astronomia e mettendo a disposizione i migliori maestri. Emozionato e fiducioso dell'affidamento, Papantzin scopre in realtà che la figlia vive imabazzata a corte dal suo stato sociale inferiore, dichiara guerra al re ma soccombe di fronte al suo possente esercito. Gli spagnoli si sorpresero al loro arrivo nel veder somministrata la bevanda alle donne che allattavano, ritenendolo un "miracoloso" stimolo a produrre più latte. Il frate d'origine indie Alvo Ixtlixòchitl avrebbe sostenuto invece che la scoperta si legava all'ultimo re di Tula Topìltzin e al figlio di Xòchitl, Tecpancaltzin, per cui la donna è la vera scopritora dell'aureo nettare. Von Humboldt visitando l'altopiano messicano sostenne che combinando pulque e altri alimenti le popolazioni locali mantengono un perfetto stato di salute, l'abate Clavijero nel XVIII secolo ne ha tessuto le lodi come un miracolo che la Natura ha donato ai messicani e si associa strettamente la sua produzione alle processioni cristiane delle popolazioni rurali come riporta in un cantare cristiano del secolo (Callegari legge in seguito al viaggio le relazioni del religioso italiano in Messico) e ancora ai tempi di Callegari la bevanda è assai diffusa tra i campesinos, e i grandi proprietari terrieri lucrano sulle botti di pulque e sui frequenti commerci tra villaggio e villaggio.

[1]  CALLEGARI G. V., La mia escursione... cit., p. 286; siti consigliati
en.wikipedia.org/wiki/Aztec
www.planeta.com/ecotravel/mexico/parques/tlaxcala.html
M. DE LOS ARCOS, Diccionario Porrúa de Historia, Biografía y Geografía de México, Messico 1975; BCVR, FIC, Cartella C3, 8 lastre di negativi fotografici raccolte in una scatoletta, vi sono annotazioni in essa "Messico moderno diapositive": frate domenicano a mezzobusto, "J. de Zumaraga"; una lapide con iscrizioni del tempo della Conquista e una processione di frati; convento "francescano di Tula"; "Acahnan"; Cartella C1, 4 post card e 3 fotografie di una raffigurazione scultorea in pietra di Nezahualcoyotl,  delle rovine del bagno di Nezahualcoyotl , vicino a Tula, accanto al cerro Tetzcotzinco), del Baño de Nezahualcoyotl; rovine, la scalinata d'accesso, Cerro di Tetzcotzinco; disegno con inchiostro di china che riproduce un tracciato di forma rettangolare con decorazione azteca ai margini, alla cui base è uno zoccolo centrale in cui è scritto "1426-1470 d. C." e nel centro presenta una trascrizione di epigrafe che inizia "Aneliamo, Principi invitti valorosi..." e termina con "Nezahualcoytl- Re di Tezcoco", nel retro in matita rossa "Epigrafe Nezahualcoyotl". 

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