giovedì 25 dicembre 2014

Callegari e Victor Hugo


Le suggestioni filosofico-metafisico-letterarie delle quali abbiamo già parlato, Callegari le collega alla passione letteraria per l’opera del grande romanziere francese Victor Hugo, morto in quegli anni. 
Per “La Provincia di Padova” scrive alcune scarne monografie divulgative, e nel 1909 pubblica la traduzione italiana del “Post Scriptum”, le pagine postume di riflessione filosofica. Il “monumento” del Romanticismo francese è assai meno lontano di ciò che si potrebbe pensare dall’astronomo “irrazionalista” Flammarion, oggi sappiamo che si sono frequentati a livello epistolare. Nel 1862 Hugo scrive a Flammarion dopo aver letto “La Pluralité des mondes habités” e loda senza riserve il lavoro dell’astronomo. Nel “Promontorium Somnii” racconta di una visione telescopica della Luna dall’osservatorio astronomico di Parigi: al deludente tuffo nell’oscurità apparentemente indistinta, man mano che la pupilla s’abitua succede il repentino folgorare della luce nel buio tracciato timidamente di segmenti rettilinei... Fili impercettibili e dilatati disegnano regioni, zone, la perdita di profondità e di senso della realtà trascina l’uomo nell’ignoto in cui potra
nno celarsi umanità mastodontiche, leviataniche, idre, un serpente di fuoco si disegna nell’oscurità e appare un cratere, colonne di fiamme sorreggono gli orli della voragine...  un ”Hamlet visible”. 
Victor Hugo
Hugo d’altronde ha condiviso con Flammarion anche la fervida curiosità verso la pratica dello spiritismo. Nel soggiorno d’esilio a Jersey il grande scrittore aveva coinvolto la famiglia intera nelle sedute dei tavolini ‘giranti’ e delle “scritture automatiche”, sotto l’influenza della malinconia per la scomparsa repentina della figlia e della convinzione di dar luogo nella sua mente ad intuizioni misteriose e premonitrici. Crede dunque alle trasmigrazioni dell’anima spirituale e alla sua immortalità, alla necessaria congiunzione della materia spaziale con lo spirito assoluto, alle possibilità che l’invisibile possa comunicare mescolando soprannaturale e natura, voci invisibili di esseri immateriali occupano la mente... La frequentazione quotidiana dell’occulto viene poi rielaborata in versi poetici, in particolare ne “Le Contemplazioni” [1]. 
Questo tessuto comune di riflessioni tra i due intellettuali francesi appare chiaramente evidenziato negli scritti di Callegari. Di Hugo afferma: “quale poeta ha elevato maggiormente l’anima alla contemplazione spirituale del cielo? Nel sentimento della vita al di là, trova il fenomeno psichico della presistenza atavica, la morte è una concezione ideale, che risente indubbiamente delle teorie spiritualistiche, una ricerca più esatta, più severa e più grande dell’Inconoscibile”. E ancora, traducendo le pagine postume dello scrittore francese: “in comunicazione con la parte invisibile della natura tempo e spazio sono fantasmi di vita: la legge dei globi è la morte, la legge dello spazio è l’eternità, tra i due mondi la trasformazione di ogni essere in vivente dello spazio, l’uomo è frontiera, nascere è entrare nel mondo visibile, morire entrare in quello invisibile... sopra ogni globo vi è un essere che trabocca, il punto d’unione con le altre sfere, alla morte l’uomo diventa siderale, le anime passano da una sfera all’altra accostandosi incessantemente a Dio, fiumi di pianeti, abitanti di mondi diversi... a tre sfere  apparteniamo: Umanità è Natura dentro il nostro organismo, Soprannaturalismo è Natura che sfugge ai nostri organi, Supernaturalismo è Natura troppo lontana; a intervalli scoppia una scoperta che da colpo di mina alle profondità della scienza... scienza e religione esprimono inconsapevolmente l’infinito, il bene e il male sono aperture all’infinito, la legge morale è il filo del labirinto” [2].
Proviamo dunque ad approfondire quali gusti letterari incuriosiscono il nostro giovane “positivista pentito” e scopriremo che attraverso la lettura delle recensioni di opere di narrativa il suo interesse per la scienza, almeno dal punto di vista divulgativo, non è poi così lontano dai suoi “modelli” letterari  e le suggestioni eccentriche si rincorrono. Per completare il quadro su Victor Hugo Callegari lo venera come “sublime” forgiatore di “figure splendide e tenebrose nei recessi dell’animo umano”, “grande idealista senza però essere mistico” e dunque teso a considerare spiritualisticamente la morte al “suono dell’arpa del dolore” come una rinascita verso un Dio che coincide con l’infinito; soprattutto egli ha cantato “le pallide nebulose, le misteriose comete, gli abitanti de’ mondi formanti tutti una sola famiglia”, e fu “scientifico benché immaginario”. Passione e interesse Callegari dimostra anche per l’opera in versi di Edgar Allan Poe, di cui sottolinea “l’inesauribile vis, le concezioni straordinarie piene d’ombre paurose e di luci sfolgoranti, di tristezze profonde, di gioie inenarrabili, di pianti d’angoscia”, in una ricerca spasmodica di “infelice” e “sublime”. E c’è spazio anche per autori locali come Maria Nono-Ignis: è la recensione di un racconto che parla dell’amore contrastato e languoroso, impossibile, tra una giovane pulzella e un professore; esso si svolge nell’incanto della montagna, un idillio soavissimo e spirituale segnato dal fato d’una malattia incurabile, “idee spirituali a bella posta scordate da’ molti de’ nostri maggiori scrittori, dimentichi che anche in questo secolo di positivismo la tradizione spiritualista continuerà ad essere la gloria dello spirito umano”, uno scritto “pieno di languore indefinito, rivolto estatico verso la pallida Luna, nella leggenda divinizzata da Schumann”, stimato da Antonio Fogazzaro, “uno de’ più cari e geniali letterati” [3].

[1] FLAMMARION N. C., Clair de Lune, Paris 1865, p. 291; HUGO V., Promontorium Somnii, Proses philosophiques de 1860-1865, Paris 1868; ID., Les Contemplations, Paris 1856; C. DUFRESNE, Victor Hugo, homme d’esprits, “Historia mensuel - Dossier: Les grands hommes et l’irrationnel”, n. 668, 2002;
[2] CALLEGARI G. V., V. Hugo: post scriptum della mia vita, “Bollettino di Filologia Moderna” a. X n. 1  Palermo 1909, pp. 19-22; ID., V. Hugo: Post scriptum della mia vita. Pagine postume, tradotto da G. V. Callegari, Roma 1909;
[3] CALLEGARI G. V., Victor Hugo (26/11/1802-22/5/1885), “La Provincia di Padova” 26/11/1902; ID., Note bibliografiche. E. A. Poe, Il libro de’ poemi, Roux Torino 1903, ivi 19-20/3/1903; ID., Maria Nono-Ignis, ivi 5-6/7/1904;