mercoledì 23 ottobre 2013

Il viaggio in Messico: Zelia Nuttall

 Callegari parte per il viaggio in Messico nel 1923, e appena arrivato si dedica a coltivare relazioni con accademici locali e non, noché a frequentare biblioteche, musei e tutto quello che la capitale del Messico mette a disposizione. Poi decide di avventurarsi in altri territori…

Veduta di Casa Alvarado
Callegari inizia quindi la sue visite al di fuori della capitale: "una delle prime gite nei dintorni, dopo Tucubaya fu a Coyoacàn, per conoscere quella gentildonna che accoglie con tanta cortese e signorile ospitalità e che in sè unisce una squisito sentimento d’arte ad una dottrina archeologica profonda… Zelia Nuttall, nome ben noto simpaticamente a Firenze, ov’ebbe la ventura, a merito del nostro Villari, di scoprire un prezioso codice messicano nel Convento di S. Marco, illustrato da Lei, che porta il suo nome… abita nella mirabile Casa Alvarado, in un ambiente degno di Lei, in mezzo a’ tesori d’arte della civiltà antica e dell’epoca coloniale; vi ospita con grazia sovrana dotti e artisti che studiano alla mensa di Lei… ebbi la fortuna di conoscere personalmente il grande commediografo spagnolo, Giacinto Benavente, premio Nobel, l’audace esploratore danese di Palenque Franz Blom e il valoroso archeologo nordamericano Dr. Morley alle cure del quale è stato affidato dal Carnegie Institut lo studio de’ resti della grande civiltà dei Maya nello Yucatàn e nel Guatemala" (1).
Franz Blom, appassionato di antroplogia e sensibile alla difesa delle etnie chiapateche, trasformò la sua casa di San Cristobal nel centro istituzionale Na-Bolom (in lingua tzotzil, "casa del giaguaro") in difesa della discendenza Maya della selva Lacandona, comunità indios che iniziava ad essere minacciata di estinzione dal disboscamento selvaggio della foresta operato dalle compagnie private; di lì a poco partirà per Uaxactum, per fare ricognizione archeologica sulla piazza dei templi. Anche Blom è all’inizio degli anni ‘20 che forgia il suo rapporto privilegiato col Messico, e perlustra le zone necropolitane di Palenque, in particolare le aree periferiche ai templi di cui nel 1927 fornirà un sistema organico di catalogazione e rilevazione per gruppi. Sylvanus Morley è un archeologo nordamericano che si interessa dal 1904 delle epigrafi sulle stele di Chichen-Itza attraverso ricerche finanziate dal Carnegie Institution Callegari incontra studiosi "occidentali" malati di fascinazione per l’antico Messico, e Zelia Nuttall è il collettore, il punto di riferimento di questo ambiente eccentrico e internazionale, nella sua Casa Alvarado, oltre il parco di Xochimilco, nel quartiere liberty e residenziale della capitale, seduta sopra l’antica laguna dell’imperiale Teotichitlan. Archeologa e antropologa nordamericana di padre irlandese e madre meticcia californiana, Zelia si è educata in Francia, Germania, Italia ed Inghilterra ed ha iniziato ad interessarsi delle civiltà indie "occidentali" nel 1882 attraverso il marito, l’antroplogo francese Alphonse Louis Pinart. Nel 1890 presso la Biblioteca Nazionale di Firenze ha scoperto il Codice Magliabecchiano, ricco di rappresentazioni pittoformi sulla vita degli antichi messicani, e nel convento di san Marco della città gigliata un manoscritto zapoteco. Nel 1902 ha descritto il codice manoscritto mixteco che da lei prende nome ed ha visitato le rovine dello Yucatan. Una pioniera quindi della ricognizione delle arcaiche civiltà messicane. Dal 1884 ha lavorato per il Museo nacional sulle collezioni di oggetti in terracotta rinvenuti a San Juan Teotihuacan (dal 1886 è assistente onoraria in archeologia messicana del museo Peabody, dal 1908 professore onorario di antropologia presso il Museo Nacional de Mexico). Nel 1922 ospita l’archeologo studioso delle epigrafi chi Chichen-Itza (in particolare calendariali) Sylvanus Morley, allievo della scuola archeologica di Harvard e appoggiato alla Carnegie Institution.
Zelia Maria Magdalena Nuttall
(6/9/1857 – 12/4/1933)

Zelia ha scritto a lungo nei suoi manoscritti del sistema di calendario degli Aztechi, e ne ha parlato in molti Congressi Americanistici internazionali dal 1894; Callegari conosce e tiene in grande considerazione le analisi della Nuttall durante tutta la sua produzione editoriale. In particolare nel 1906 Nuttall ha pubblicato un articolo sulle illustrazioni astronomiche nei codici. Il glyph messicano centrale dell’attraverso-bastone è considerato un simbolo di previsione e spesso compare in cima ad una piramide o adiacente agli individui. Un occhio è disposto fra i bastoni nella maggior parte delle relative presentazioni. Edward Seler, nel 1917, ha interpretato una barra nel simbolo otto su una mascherina di Venus a Uxmal rispetto alla congiunzione inferiore di otto giorni del pianeta. Herbert Spinden ha concluso che i dipinti nel codice di Parigi rappresentano uno zodiaco possibile della costellazione tredici... la numerazione vigesimale, i geroglifici per simbolo dello zero, i nomi delle unità numeriche Maya, la varietà delle rappresentazioni convenzionali a barra, punto, bandiera, sacchi, i cicli di 13 o 20 giorni, la varietà della toponomastica dei mesi tra le lingue di Maya, le date delle stele maya che corrispondono a momenti astronomici significativi, l’ascesa e apoteosi di Kan Balam a Palenque che coincide con Giove retrogrado, la manifestazione di Pacal… La composizione geroglifica rappresenta entità cosmiche, le civilizzazioni preistoriche mesoamericane appaiono più avanzate nelle conoscenze astronomiche rispetto alle contemporanee in altre regioni; il giovane geografo e astronomo Callegari guarda a più riprese a queste analisi, anche negli ultimi scritti degli anni Trenta e Quaranta, Seler in primis e Nuttall restano gli astri polari "interpretativi" di ogni ricerca in tal senso dello studioso veronese.
La Casa Alvarado è il cuore organizzativo dei suoi studi archeologici e degli interessi della passione per il giardino e la botanica, con la ricca collezione di piante autoctone.
Attraverso la guida di Zelia Nuttall e del celebre antropologo dell’Instituto de Investigationes Anropologicas e del Museo Nacional Manuel Gamio Callegari può effettuare due fruttuose esplorazione della celebre area archeologica di San Juan Teotihuacan nel mese di Marzo, come testimonia la ricca collezione iconografica nel fondo indeito della Biblioteca Civica di Verona e il permesso istituzionale di visita che il nostro riporta in nota nel testo ("Por la presente se hace constar que el Sr. Guido Valeriano Callegari que firma al calce, ha sido comisionado por esta Secretària para emprender estudìos arqueologicos de historia antigua de nuestro Paìs. Se ruega muy atentamente a las Autoridades Civiles y Militares se sirvan prestar su ayuda al referido Sr. Callegari para el mejor desempeño de su comisiòn. Sufragio efectivo non relaccìon México 23 de febrero 1923.P. O. del Secretario - El Oficial mayor PERALTA"). Seguiamo la sua succinta relazione: "la visita più interessante per un archeologo nei dintorni della capitale, a soli 45 Km. è certamente quella delle famossissime piramidi di Teotihuacàn, attribuite ai Tolteki, studiate e sapientemente illustrate dal Batres, dal Seler, dal Penãfiel, dal Palacios e ultimamente da Manuel Gamio. Le due piramidi del Sole e della Luna, degne di rivaleggiare con le egizie, e la ciudadela (Texcalpan) il tempio di Quetzalcòatl, di Tlaloc di recentissima scoperta, altre piccole piramidi, i sotterranei e tempietti, il Micoatl o piano de’ morti…un’importanza storico-archeologica da superare ogni altra localit, non inferiore all’origine stessa dei palazzi-templi di Palenque… un bellissimo museo vi raccoglie la suppellettile… per guida una volta la stessa Zelia Nuttall e un’altra Manuel Gamio infermo per un accidente di cavallo, convalescente in mezzo alla sua opera…munito di una preziosa credenziale rilasciatami dalla Secretaria de Educaciòn pùblica (Min. P. I.) principiai le mie escursioni più lontane" (2).

Alcune immagini tratte dal Fondo Callegari alla Biblioteca Civica di Verona

Piantina del sito di Quetzacoatl e San Juan tracciata da Callegari
La scalinata del tempio di Quetzacoatl

Veduta panoramica della "Ciudadela" di San Juan.

Il serpente piumato sulla pareti della piramide di  Tehotihuacan
Bibliografia

(1) CALLEGARI G. V., La mia escursione...cit:, p. 277; Jacinto Benavente y Martinez, fu un commediografo spagnolo premio Nobel 1922 (‘La notte del sabato’ 1903, ‘la Signora padrona’); siti consigliati: su Blom, www.bnx.it/chiapas.htm; su Nuttall, www.peabody.harvard.edu/archives/Nuttall.html;  su Mosley, www.answers.com/topic/sylvanus-morley; di MOSLEY S., An Introduction to the Study of Maya Hieroglyphs, Carnegie Institution of Washington 1915; di NUTTALL Z:, Standard or Head-Dress? An Historical Essay on a Relic of Ancient Mexico, Peabody Museum series 1888; The Book of the Life of the Ancient Mexicans, University of California 1903; The Ancient Mexican Calendrical System, 9th Congress (Int.) of Americanists, Huelva 1892; Nuovelles lumieres sur les civilisations americaines et le systeme du calendrier, Congresso Internazionale Americanistico di Roma 1926; A Courius survival in Mexico of the use of the purpura shell-fish for dyeing, “Putnam Aniversary Volume” New York 1909, pp. 368-384; BCVR, FIC, Cartella 3, ritaglio figura da testo di Seler, mese messicano; annotato da Callegari nel retro, “raggruppavano i giorni di venti in venti con distinti geroglifici: venti tredicine formavano un anno rituale, Tonalamatl, di 260 giorni “, “ogni tredicina incominciava con un segno che era del corrispondente giorno”.

(2) CALLEGARI G. V., La mia escursione... cit., pp. 278-279; siti consigliati: www.lescienzewebnews.it/archeologia/articoli/... ‘Centenario degli scavi a Teotihuacan: la città degli dei’, 23/01/2006 di Enrico Vincenzi; 
www.archaeology.org
www.metmuseum.org/toah/
di SELER E:, Reisebriefe aus Mexico, Berlin 1889; Codex Fejévàry-Mayer, Mexico 1901; gli innumerevoli lavori contenuti in ‘Gesammelte Abhandlunhen zur Amerikanischen Spreche- und...’ dal 1902 per 5 serie; Codex vaticanus 3773, Mexico 1902; Codex Borgia, Berlin 1904-1909; di BATRES L., Expl. Mon. arqueol. de Teotihuacan, t. 28 Mexico 1908; BCVR, FIC, Cartella 1,  30 cartoline postali messicane, 7 fotografie, 5 iconografie della pianta della zona archeologica, un disegno a china, un ritaglio di stampa per riproduzione iconografica: 


lunedì 14 ottobre 2013

Camille Flammarion



Come già affermato, Callegari, giovane studioso di antiche questioni geografiche ed astronomiche, mostra un particolare interesse per l'attività intellettuale dell'"illustre" astronomo francese Nicolas Camille Flammarion, nelle sue dimensioni eclettiche che conciliano il trattato scientifico, divulgativo, l'interesse esoterico e la produzione letteraria (i romanzi "siderali").
In "La Pluralité des mondes habités" (1862) e "Les mondes imaginaires et les mondes réels" (1865) Flammarion ha indagato sui libri religiosi e filosofici di età antica e moderna che hanno discettato delle presenze "spirituali" negli astri planetari: la "pluralità dei mondi", a lungo e diversamente supposta, ha prodotto "umanità" singolari e inusitate; tra Athanase Kircher e l'eterodosso Illuminismo di Swedenborg o soprattutto di De Fontanelle (di cui afferma "sous les ornaments de la fiction dont sa thèse est graciensement parée, fit ouvrir bien des yeux du coté de la verité"(1). Sull'opera dell'astronomo francese Callegari sarà autore della traduzione critica in italiano.
Emmanuel Swedenborg
L'astronomo francese confuterà poi in termini critici e scettici nella sua opera scientifica la dottrina della trasmigrazione delle anime sulle stelle focalizzando nella speculazione la mancanza di controllo razionale, ma rimarrà pur sempre vicino, perlomeno "affettivamente", a questo prodotto illuminista e libertino: "l'univers, fantasmagorie faite d'ombres et d'apparences... les âmes, dans leurs transmigrations d'un systéme à un autre, en progressant toujours, vers le savoir et la puissance, conservent au moins ce caractére invariable, et leur vie intellectuelle est en connexion permanente avec l'œuvre de la lumiére".
Nella sua opera visionaria e narrativa in particolare, Flammarion correla strettamente la metempsicosi celeste alla possibilità della pluralità di pianeti abitati ("jusque par delà les régions inconnues où se développe l'éternelle splendeur... sont les Humanités nos soeurs qui passent"), una dottrina cui concede assoluta liceità d'ipotesi scientifica (ricordando come la scienza astronomica coeva l'ammetta anche se "a denti stretti"), quando essa, concilando religione, scienza e filosofia si collochi nell'orizzonte etico-filosofico spiritualistico e antimaterialista per descrivere le facoltà meravigliose di spazi celesti diversi ma fratelli e per disegnare una vita spirituale eterna che conformi alla pluralità dei mondi la pluralità dell'esistenza delle anime, in un grado progressivo di elevazione alla Bellezza, alla Verità e al Bene, di cui la Terra risulta ai gradi inferiori: "la solidaritè universelle... non restreint à la Terre les exitences successives de l'âme; des mondes supérieurs, séjours magnifiques des hautes intelligences, constellent l'étendu inexplorée des lontains espaces... au sein d'une température constanment en harmonie avec les fonctions de l'organisme; un printemps éternal peut-être plus diversifié par des charmes toujours nouveaux que nos saisons les plus disparates, décore ces mondes fortunés, où l'homme est affranchi de toute occupation purement matérielle, et except de ces besoins grossiers inhérents à notre organisation terrestre, de sens plus délicats... notre humanité tout entìere serait déstruite ce soin par un souffle mortel, qu'on ne s'en apercevrait pas sur les autres mondes, et qu'il n'y paraîtrat rien dans le marche journalière de l'univers; notre paradis c'est l'infini des mondes, le loi d'unité et de solidarité, tant matérielle que spirituelle, une parenté universelle nous reunit... proclamaient hautment notre immortalité sans nous découvrir le champ où elle devait s'étendre... plusieurs vies se continuant... un terre promise dans laquelle vous êtres entrés par activité incessante de l'esprit" ; così del "curieux probléme de l'existance de la vie à la surface des autres mondes", "la solution ne se présentait d'abord que comme la conséquence philosophique de l'existance même de ces mondes" a partire dalla "incontestable et rigourensement prouve que chaque planète de notre systéme solaire est environnée d'une atmosphére" ; ecco allora che l'amore della conoscenza e la volontà di unirsi a Dio costituiscono le "condition du progrés de l'âme en ses transmigrations dans la vie éternelle" (2)
Camille Flammarion
La possibilità di costruire apparati cosmografici visti con gli "occhi" degli abitanti di altri mondi, di discettare su "umanità" altre potrà definire i migliori repertori visionari, le icone pseudotecnologiche della letteratura parascientifica a cavallo tra XIX e XX secolo: occorre definire la cosmologia (inclinazione dell'asse di rotazione dell'astro, obliquità dell'eccentrica...), la costante di gravità, la durata specifica del giorno, le temperature estreme del pianeta in oggetto, definire un quadro fisiologico ambientale in relazione alla distanza dal Sole, alle condizioni di temperatura ed umidità, alla possibilità di un'"atmosfera", disegnare un milieu con esattezza, circostanziato (il calore, la luce, il magnetismo, "l'attraction physique des mondes constitue leur unité"), concepire la perenne aggregazione e disaggregazione della materia nell'universo in costituzioni organiche per cui ogni corpo dissoluto prelude a rinnovamento nell'eterna sussistenza del quantitativo energetico, e collocare in modo quasi deterministico in esso una "razza" esistente; infine s'introduce, timidamente, qualche originale esemplare di fauna, una inusitata "specie di legumi", e il gioco è fatto. Se l'Universo è per definizione infinito ("il ne peut y avoir ni fin, ni commencement"), infiniti sono gli esseri in esso presenti, tanto da sfuggire ad una comprensione esaustiva del quadro evolutivo "esistenziale" possibile in un'eternità perennemente popolata, ma non all'applicazione di un retropensiero deterministico ed evoluzionista nella classificazione delle "razze" spaziali (per progressivo grado di sviluppo costituzionale fisico e di elevazione etico-spirituale): "les forces diverses qui furent en action à l'origine des choses domnérent naissance sur les mondes à une soit dans les régnes organiques; les êtres animés furent dis le commencement constitués suivant des formes et suivant un organisme en correlation avec l'état physiologique de chacune des sphéres habitées, les planétes qui sont des êtres supérieurs à l'homme; chaque création astrale se resumé dans un type d'umanité"; "les sciences physiologiques nous enseignent que les mondes susceptibles de l'état plus avancé de civilisation, habités par un type d'êtes supérieurs, physiquement et moralement, sont ceux qui réunissent les conditions d'existence les plus favorables à l'entretien luxuriant de la vie, les plus elevés intellectuallment". "Existe dans le champe de l'immensité millions de soleils différents du nôtre, d'autres combinations chimiques, d'autres conditions physiques... ont produit des êtres absolument différents, d'autres sens incomparablements plus élognés". Ecco allora che si parte dal fatto per cui "dans chaque partie du systéme planétaire, il existe un caractére spécial à toutes les natures intellectuelles; la forme organique ressemblait assurément â la nôtre, les facultes intellectuelles étaient toutes différentes" così che è possibile ipotizzare il progresso continuo di umanità, di progressive civilizzazioni attraverso il raggiungimento di ulteriori vertici intellettivi, di conoscenza. Ne "La fin du monde" (1894), un trattato scientifico divulgativo in forma di romanzo, Flammarion non dubita allora che "a travers les métamorphoses séculaires de la planéte, l'humanité avait continué de grandir dans le progrés", il vero motore evolutivo dell'intero universo, ciò vale anche per l'umanità terrestre che "où le conditions d'habitabilité du globe commencèrent à décroitre, tout les êtres vivants s'ètaient développés en beauté, en richesse d'organes" (3),  l'umanità terrestre, perfezionatasi spiritualmente e fisicamente fino all'ultima possibilità, sarà accolta dopo che il nostro mondo avrà completato la sua opera).
A Callegari evidentemente non sfugge la traduzione italiana dell'opera di Flammarion; in particolare qualche anno dopo, scrivendo una succinta biografia dell'astronomo francese su "la Provincia di Padova", egli ritiene che "per merito suo la discussione intorno alla pluralità de' mondi entrò in un campo assolutamente nuovo ed assunse un aspetto eminentemente filosofico", ovvero di risposta polemica al materialismo positivistico imperante all'epoca nella comunità accademica nella ripresa di una "filosofia astronomica, iniziata da' Cinesi, dagli Egiziani, dagli Indiani, da' Druidi, e da parecchi filosofi Greci, discussa, respinta od accettata da tanti filosofi nell'evo medio e moderno", che ha concepito l'Uomo come "cittadino del cielo, non già materia"; nell'alveo della tradizione spiritualistica di pensiero "la personalità dell'anima affermerà un giorno il suo carattere e la sua indipendenza", il compito dello studio scientifico è di "giungere ad intuire la misteriosa grandezza dell'Essere Supremo", per usare le parole di Flammarion"une refutation non theologique du materialisme contemporain" (4).
C'è dell'altro però, non è estraneo a questo contesto spiritualistico, irrazionalista l'interesse multiforme e complesso, che potremmo definire "maniacale" verso il pianeta rosso, Marte, ed in particolare negli ultimi anni del secolo XIX.

(1) FLAMMARION C., Scienza e vita, Antologia di scritti e pensieri a cura di G. V. Callegari, Voghera Roma 1909; FLAMMARION C., La pluralité des mondes habités: etùde ou l'on expose les conditions d'habilité des terres célestes, discutée au point de vue de l'astronomie et de la physiologie, Mallet-Bachelier Paris 1862, liv. I° Etude historique, pp. 14-32, 37-39, 41, liv. V L'Humanité dans l'Univers, pp. 233-237 e Appendice, pp. 412-417; KIRCHNER A.,  Itinerarium exstalicum, quo Mundi opificium, id est coelestis expansi, siderumque tam errantium quam fixorum natura, vires, proprietates, singulorumque composito et structura, ab infimo Telluris globo, usque ad ultima Mundi confinia, nova hypotesi exponitur ad Veritatem, Roma 1656; HUYGENS F., The Celestial Worlds Discover'd: or Conjectures concerning the Inhabitans, Plants and Productions of the Worlds in the Planets, London 1698 (orig. Cosmothéros, sive de Terris coelestibus, earumque ornatu. Conjecturae, Hogae-Comitum); SWEDENBORG E., Des Terres dans notre monde solaire qui sont appélees Planétes; de leurs habitants et de leur esprits; HERSCHEL W., Astronomical Observations on the Rotation of the Planets, "Philosophical Transactions of the Royal Society"  p. I, LXXXI, p. 115 (1781); DE FONTENELLE BERNARD LE BOVIER, "Entreitens sur la pluralité des mondes", Paris1686, trasc. Conversations on the Plurality of Worlds, trans. H. A. Hargreaves, Berkeley University of California Press, 1989; ARAGO F., Astronomie populaire, vol. IV, Paris 1854/1857, p. 136)

(2) FLAMMARION C., La pluralité... cit., liv. III° Physiologie des êtres, pp. 154-155, 182, liv. IV° Les Cieux, p. 231, liv. V° L'Humanité dans l'Univers, pp. 257-306 e cap. II Infériorité de l'habitant de la Terre, pp. 314-319, 324, 326, 328, Appendice Travaux d'astronomique physique (1869), pp. 441, 447, 454-455; tra i tanti i romanzi "siderali", id., Revés etoilés, Marpon et Flammarion Paris 1888; Uranie, Paris 1891, pp. 368).

(3) FLAMMARION C., La pluralità dei mondi abitati, (traduz. Pizzigoni), Simonetti Milano 1875, pp. 474; id. La pluralité... cit., liv. V° L'Humanité dans l'Univers, pp. 221, 233, 253 e  cap. II Infériorité de l'habitant de la Terre, pp. 316, 324, Appendice La Pluralité des mondes devant le dogme chrétien, II Cosmogonie des livres saints, pp. 386-387, Appendice SWEDENBORG E., De la Terre de Mars, p. 428 e Travaux d'astronomique physique (1869), p. 453; id., La fin du monde, E. Flammarion Paris 1894, liv. II°, cap. III° L'apogée, pp. 276, 283-284, cap. IV° Vanitas vanitatum, p. 305, cap. VI° Eva, p. 340, Épilogue - Après la Fin du Monde terrestre, pp. 369, 381, 385 su Giove "incomparablement supérieur à la Terre"

(4) CALLEGARI G. V., Camillo Flammarion, "La Provincia di Padova" 25-26/2/1902). 

giovedì 3 ottobre 2013

Callegari e la passione letteraria: Lucretia Maria Davidson

Nel 1906, Callegari pubblica in lingua le poesie mai edite in Italia di un’adolescente poetessa americana, Maria Lucrezia Davidson, morta all’inizio del XIX secolo all’età di 17 anni, e annota nella prefazione: “la giovinetta, tratta da poetico estro, richiama forse senza conoscerla, quasi istintivamente, la dottrina della trasmigrazione astrale delle anime in altri mondi, sorta tra i popoli dell’antichità più immaginosi, i Greci ed i Celti, ed accolta pure oggidì da molti che ammettono la teoria della pluralità dei mondi. E ben ella, era degna, per la sua innocenza, di lasciare questo triste nostro pianeta e spiccare il volo attraverso gli spazi interplanetari ad un nuovo mondo, il mondo cioè degli eletti”.
Lucretia Maria Davidson
(immagine di pubblico dominio, da Wikipedia)
Di lei, traendo spunto dalla biografia del Southey nella rivista letteraria londinese ‘The Quarterly Review’, vol. XLI, 1829, Callegari ha a citare e commentare: “moral and intellectual excellence... not designed to bring forth fruits on earth... developed here only for transplanation to a world where there shall be nothing to corrupt or hurt them, nothing to impede their growth in goodness, and their progress toward perfection... "; e conclude con "queste nobilissime parole del Poeta inglese riescono di consolazione a chi crede che non tutto sia terminato dopo la morte e che le anime dei trapassati aleggino in orizzonti più sereni e più lieti”.
Si richiama poi all’amato maestro Flammarion che la fece conoscere in Francia con una citazione diretta, “La jeune fille poète qui chanta cette ravissante pensée s’envola de sa prison terrestre vers son étoile bien aimée... Comme la blanche étoile du matin et du soir... peut-être entend-elle la prière de ceux qui permettent à leurs espérances de s’envoler parfois aux régions du ciel”.
E non manca nella riproposizione in lingua delle poesie della Davidson un accenno che diventerà, come vedremo, materia diretta di rielaborazione nelle prove narrative di Callegari: in ‘On an aeolian Harp’ (Di un’arpa eolica, lo strumento che la ragazza suonava con passione come Callegari ci ha detto nella prefazione, “poneva la sua arpa eolia sul davanzale della finestra, in modo che la brezza ne facesse vibrare le corde: quel gemito dolce e appena impercettibile aveva il dono d’ispirarla... preferiva a tutte le note gravi e melanconiche di una cetra eolia, vibrante senza ritmo, al sospiro del vento. Istrumento primitivo che forse ad ella tornava più gradito, perché s’avvicinava maggiormente alle voci della natura. La poesia di Moore: Farewel to Harp, cantata dalla voce soave e pura della sorella la immergeva in una voluttà che rasentava il delirio... cogli occhi rivolti al mite raggio della sua stella, e fra le melodie dell’arpa eolia, si addormentò sulla croce del genio il 28 Agosto 1825, nel bacio del Signore: e forse con la lusinga di risvegliarsi nel grembo a quella sfera alla quale aveva rivolto i canti verginali della sua Musa”)
What heavenly music strikes my ravished ear/ So soft, so melancholy, and so clear?... Or does some angel strike the sounding strings,/ catching from echo the wild note he sings?... another strain, how sweet, how wild!/... so sweet, so clear,//... as though some spirit, banished from the skies...
che potremo tradurre come una musica paradisiaca per un orecchio estasiato, dolce, malinconica, limpida, qualcosa di angelico il cui eco lascia all’udito però anche qualcosa di aspro, di inespresso tra dolcezza e urlo selvaggio, di “spirituale” in ultima analisi come proveniente direttamente dal cielo (1).

(1) 10. CALLEGARI G. V., Maria Lucrezia Davidson. Con un saggio delle sue poesie, Drucker Flli Padova 1906, pp. 16-17, 22, 24, 27, 64, 107; FLAMMARION N. C., Les merveilles célestes, Paris 1897, p. 162;