venerdì 13 dicembre 2013

L'inizio del viaggio di Callegari



Hiller Giglioli
Il Duca di Loubat
Nel 1923 Guido Valeriano Callegari, appassionato cultore dell'arte antica mesoamericana, compie un lungo e articolato viaggio in Messico, nato come possibilità di escursione archeologica nei luoghi da lui descritti in precedenti pubblicazioni, ma che lo avvicinano tout court alla cultura e alla società messicana. Nella relazione scritta all'Accademia di agricoltura, scienze e lettere si definisce "appassionato studioso d'antichità precolombiane, studi che purtroppo nel nostro Paese non hanno trovato ancora nessuno o quasi, intelligente e laborioso cultore". Nelle note critiche ricorda gli studi pubblicati dalla poderosa monografia sull'antico Messico pubblicata a Rovereto nel 1908 a seguito della partecipazione al Congresso americanistico internazionale di Vienna come rappresentante italiano assieme al delegato ufficiale, il professor Hiller Giglioli [1], alle frequenti conferenze sull'arte antica messicana che lo hanno portato a Firenze, Padova, Bologna, Trento e Milano, al premio nel 1916 dell'Académie des Inscriptions et Belles Lettres di Parigi a nome della Foundation de M. le Duc de Loubat per il complesso dei suoi lavori americanistici. La spedizione in Messico nasce comunque quasi come un caso fortuito, un beneficio del destino: "la mia offerta di rappresentare anche a mie spese il mio Paese al successivo Congresso int. degli Americanisti a Messico nel 1910 non erano stati accolti dal Ministero... avevo quasi perduto la fiducia che un giorno mi si potesse offrire l'occasione di vedere e studiare in loco ciò che avevo studiato nei principali musei d'Italia e dell'Estero, tanto più che non potevo fare alcun assegnamento su aiuti da parte del nostro Governo"; ecco però subentrare "la magnifica generosità del Governo della Repubblica del Messico, dietro proposta del suo Console generale a Genova, Ing. Arturo Pani, a cui debbo tutta la mia gratitudine" per "realizzare il sogno più caro della mia giovinezza, concedendomi larghi mezzi per compiervi un lungo viaggio d'istruzione. Il mio soggiorno doveva durare tre mesi, ne' quali mi proposi di visitare le rovine delle città e de' santuari dei Nahoa e dei Maya, le principali tribù raccogliere materiale di studio, libri, carte geografiche, fotografie e suppellettile archeologica per il Museo Naz. d'antropologia di Firenze farmi un'idea positiva degli istituti d'istruzione scientifica superiore conoscere molti dotti messicani e stranieri con cui ero in relazione da anni tessere possibilmente rapporti intellettuali tra i due paesi"[2].

Cuba, racolta della canna da Zucchero
(dal Fondo Callegari della Bibliopteca
Civica di Verona)
Callegari parte per Parigi nel Gennaio 1923 per incontrarsi coi colleghi della Société des Américanistes e salpa il 21 da Saint-Nazaire a bordo del "Flandre",  piroscafo della Société Transatlantique, con cui, dopo aver fatto scalo nei porti spagnoli di Santandér e de la Coruña, in due settimane di viaggio, raggiunge il 6 Febbraio il porto cubano de L'Avana, che descrive "caldissima, grande, rumorosa". Abitata da una "pittoresca, variopinta popolazione di mulatti, negri, bianchi e gialli" è "luogo di divertimento e di gozzoviglia per i ricchi nordamericani, costretti in patria al regime secco  (il protezionismo e il divieto di vendita di alcolici, nda). Clima ardente, flora lussureggiante, enorme folla, migliaia di automobili, teatri, casini, caffè-concerto (…) L'Avana lascia un gradito ricordo a chi la visita anche per poche ore (…) una delle più strane e caratteristiche città ove l'elemento anglosassone, per quanto come sempre invadente, stenta a sovrapporsi all'elemento negro-ispano-americano, che forma la grandissima maggioranza della popolazione". Memore della sua più antica passione intellettuale, l'astronomia, Callegari ha modo di visitare il nuovo "Osservatorio astronomico, piccolo, dotato di ottimi strumenti e di diligenti e zelanti osservatori" che hanno fatto la loro pratica negli Stati Uniti; d'altronde la "posizione geografica, il. cielo costantemente azzurro" permette di effettuare fruttuose ricerche, ancor più nel campo "metereologico e climatico; legato con la telegrafia e telefonia all'Osservatorio di Tacubaya nel Messico" [3]. E finalmente raggiunge la costa messicana.
Foto del 1900 che ritrae la dogana marittima di Veracruz
con i due magazzini ancora in costruzione
(immagine tratta da Wikipedia Commons)
Giunge a Veracruz, una città di 40000 abitanti abitata da "meticci, indiani, mulatti", in cui i bianchi non sono numerosi, "costruita a graticola con case di un sol piano, ricorda le case spagnole del Golfo di Biscaglia"; lì fu "ove Cortès toccò terra" e quindi "ha un grande passato storico che si compendia nelle fosche vicende della lugubre fortezza-prigione di San Juan de Ulùa". Nel fondo inedito della Biblioteca Civica vi sono numerose cartoline postali e fotografie che ritraggono la stazione marittima e il palazzo del governo dalle facciate monumentali, la "Antigua Veracruz" del porto con le piccole case, il molo e le capanne sotto le frasche delle palme, e la passeggiata turistica della stazione balneare internazionale con la folla al passeggio, il forte san Juan che s'affaccia e domina il porto come il faro Benito Juarez, i grandi parchi pubblici e le "avenida" ovvero le grandi strade carrabili di scorrimento lungo il mare, ma anche le fotografie di aspetti più particolari, come la festa di carnevale e la grande sfilata di carri, e il pescatore Miguel Abascal che nel porto ha pescato una grande pesce di tre metri e sessanta centimetri, il "Tiburon", forse uno squalo, e lo mostra soddisfatto alla fotocamera [4].

[1] Su Giglioli e il Congresso Americanistico di Vienna, vedi bollettino in "Archivio per l’antropologia e l’etnologia", v. XXXVIII, fasc. 3, 1908; Enrico Hillyer Giglioli nasce a Londra il 13 giugno 1845, figlio di Vincenzo, medico e antropologo, mazziniano di fede politica; vince una borsa di studio nel 1861 per la Royal School of Mines a Londra, conosce Charles Darwin, e studia scienze naturali con Lyell, Owen, Huxley. Tornato in Italia nel 1864, si laurea in Scienze Naturali all'Università di Pisa (dove il padre ha la cattedra di Antropologia), e frequenta Filippo De Filippi, direttore del Museo Zoologico di Torino e primo sostenitore in Italia delle teorie darwiniane sull'evoluzione; lo segue in un viaggio di circumnavigazione del mondo, 1868, il primo di una corvetta italiana, la "Magenta", per motivi scientifici e naturalistici. Collaboratore di Adolfo Targioni Tozzetti, ornitologo, costituisce la Collezione centrale dei Vertebrati italiani presso il Museo Zoologico La Specola, di cui è anche direttore; lavora fra l’Università di Torino e l’Istituto reale di studi superiori di Firenze. Per il Ministero dell’agricoltura realizza dal 1880 il catalogo dell’avifauna italiana. Raccoglie però anche una ricca collezione di oggetti etnografici del Nord America, che dal 1876 costituiscono la base del Museo preistorico Pigorini di Roma, unitamente al materiale iconografico sui nativi americani, e agli oggetti e rilevazioni naturalistiche compiuti nella Terra del Fuoco durente il viaggio della "Magenta". La partecpazione al Congresso americanistico viennese costituisce un riconoscimento all’anziano etnografo e direttore di importanti musei scientifici italiani, morirà l’anno successivo; GIGLIOLI E. H. , Intorno a due rari cimeli precolombiani molto probabilmente de Santo Domingo, conservati nel Museo Etnografico di Firenze, "Atti del XVI Congresso Internazionale degli Americanisti", Vienna 1910.
[2] CALLEGARI G. V., La mia escursione archeologica al Messico, "Atti e memorie dell’Accademia di agricoltura, scienze e letttere di Verona", s. IV, vol. XXV, 1923, pp. 267-268; Joseph-Florimond de Loubat (1837-1921) è un ricco mecenate e bibliofilo, che nel 1912 ha contribuito a catalogare il corpus della collezione iscrizioni greche della Académie des Inscriptions et Belles Lettres di Parigi, soprattutto per quanto è importante alla nostra storia ha sovvenzionato le ricerche in Messico e Yucatan del grande archeologo Eduard Seler e ha comperato manoscritti e codici antichi messicani o testi a stampa storici del Messico per numerose biblioteche mondiali, comprese alcune italiane (ad. es. universitaria di Padova con la mediazione di Callegari, Vaticana, Nazionale d’antropologia di Firenze...).
[3] CALLEGARI G. V., La mia escursione...  cit., pp. 268-269.
[4] CALLEGARI G. V., La mia escursione...  cit., p. 269; FONDO INEDITO CALLEGARI, Biblioteca Civica di Verona, Cartella C5 (catalogo provvisorio), 24 documenti iconografici su Veracruz.

venerdì 6 dicembre 2013

Santiago de Querétaro

Querétaro, secondo la tradizione, fu fondata il 25 Luglio 1531 da Hernán Pérez Bocanegra y Córdoba e Otomí Indian Conín, capo Jilotepec. Pérez ebbe una visione di una croce e del volto di San Giacomo (Santiago), al quale dedicò la città.
Il nome fu cambiato dal Duca di Albuquerque nel 1656 in "leale e nobile città di Santiago di Querétaro confermato ufficilamente da re Filippo V di Spagna nel 1712.
Il 13 Settembre 1810, Epigmenio González vi diede vita ad uno sfortunato tentativo di ribellione contro l'impero; fu uno dei primi atti della rivoluzione messicana.
Nel 1847 gli Stati Uniti d'America la fecero capitale, dopo l'invasione del Messico. Un anno dopo a Querétaro fu firmato il trattato di Guadalupe Hidalgo, che sanciva la spartizione del territorio dell'alto Messico.
Nel 1867 la città fu l'ultima roccaforte di resistenza dell'Impero Asburgico. Il 19 Giugno qui furono fucilati Massimiliano e due suoi generali, Mejia e Miramòn.
Il 5 Febbraio 1917 Querétaro fu proclamata capitale, e il presidente Venustiano Carranza presentò qui la Costituzione.

(Notizie tratte da Aime Gomez, Diario Official)

Il convento dei Cappuccini dove fu portato Massimiliano

Il muro nel ljuogo dove avvenne la fucilazione

La prigione dove fu tenuto Massimiliano, in realtà un'ala del convento

Veduta di Querétaro