mercoledì 28 maggio 2014

Città di Messico

La capitale Città di Messico - chiamata localmente Mexico, D. F. - è conosciuta oggi come una megalopoli più grandi del mondo. È situata nella zona centro-settentrionale del distretto federale omonimo, sull'altopiano di Anahuac, a m. 2.277; sorge presso ciò che resta del lago Texcoco e poco a nord del vulcano Popocatepetl (m. 5.386). Nei secoli ha attratto milioni di persone dalle zone climaticamente più sfortunate del paese: l'ultimo censimento attendibile, quello del 2005, parla di poco meno di nove milioni di residenti nel territorio urbano, mentre la conurbazione - un enorme territorio a forma di rettangolo, con l'altezza lunga circa 50 Km e la base 35 - ospita circa venti milioni di individui. Altri dati non ufficiali più recenti raccontano di dodici milioni di cittadini e ventisette milioni di residenti nell'hinterland.
Il centro poggia sul letto di un grande lago prosciugato, del quale oggi sopravvive – a est della città – solo una parte. È il lago Texcoco, su un'isola del quale cominciò, più di 650 anni fa, la storia di quella che è annoverata fra le più antiche metropoli dell'Occidente. 
Secondo la tradizione più accreditata, infatti, è all'inizio del Trecento che gli Aztechi, popolazione guerriera proveniente dalla zona nord-occidentale del paese, arrivano nella Valle del Messico. Da notare che questo nome, oggi attribuito a tutta la nazione, in origine designava solo parte di quello che adesso è il distretto federale.
Attratti – oltre che da sete di espansione e di nuove terre – anche dal clima, praticamente primaverile tutto l'anno in virtù della quota e della prossimità dell'Equatore, si insediano sulla collina di Chapultepec (oggi sede del maggior parco della capitale messicana e allora affacciata sul grande lago Texcoco) e la fortificano, per resistere agli assalti dei molti vicini locali.
Attaccati e sconfitti, devono ancora fuggire, riparando poco lontano. Ma poi tornano verso il lago e lì - narra la tradizione - scorgono il "segno" della loro nuova patria profetizzato dal maggiore dei loro dei, Huitzilopochtli: un'aquila, simbolo del dio stesso e del sole, con un serpente nel becco, posata su una roccia vicino a un cactus (è l stemma dell'attuale Messico). È il 1325, "anno delle due case", secondo il calendario azteco. Su un'isola del lago fondano allora una città che chiamano Tenochtitlàn. Il nome significa "il luogo del grande sacerdote Tenoch", a riprova dell'importanza che la religione e i suoi ministri hanno nella vita quotidiana degli Aztechi, così come quella degli altri popoli della Mesoamerica ( e non solo di quelli). Nel 1487 l'inaugurazione del maggior tempio a piramide della città viene solennizzata - è sempre la tradizione azteca a tramandarlo - con il sacrificio di ventimila schiavi.
La città si espande rapidamente, invadendo paludi che, con un lavoro ciclopico per quei tempi, vengono bonificate. Sui terreni acquitrinosi gli Aztechi costruiscono anche strade sopraelevate, che collegano l'isola in progressiva espansione con la terraferma. Nel 1519, davanti ai circa cinquecento soldati spagnoli guidati da Cortés - che conquistano il Messico sopperendo alla scarsità numerica con la superiorità conferita da fucili e cannoni, nonché dai cavalli, sconosciuti agli indios e per loro fonte di sacro terrore - si apre una visione da fiaba. È quella di un grande lago azzurro sul quale spiccano isole verdeggianti collegate da strade sopraelevate. Isole e rive sono punteggiate di villaggi e città. La più grande di queste ultime, Tenochtitlàn, deve apparire ai conquistatori come una specie di Venezia dei Tropici, con canali, templi a piramide, case, palazzi, edifici pubblici e scuole tutti organicamente divisi fra i diversi calpulli (distretti autonomi) della città.
Gli Spagnoli, che vengono dapprima accolti pacificamente, sono temporaneamente cacciati da Tenochtitlàn da una sollevazione popolare nel corso della quale viene ucciso l'imperatore Montezuma II (dagli Spagnoli o forse dai suoi avversari locali), ma tornano alla carica nel 1521. il 15 agosto di quell'anno Cortés espugna la città e la rade al suolo, affinché gli Aztechi perdano ogni memoria del loro grande passato. Uno dei più grandi scempi della storia, e non sarà certo l'unico.
Sulle macerie, utilizzando spesso proprio le pietre dei templi e dei palazzi distrutti, gli Spagnoli cominciano a edificare una nuova città, nella quale gli indigeni imparano a convivere con i conquistatori. Ha inizio la storia di Città di Messico, non a caso definita "la prima città meticcia della storia", per la prole nata dalle relazioni fra i soldati spagnoli e le donne azteche. Vi si insedia un viceré e in breve la città, in continua espansione, diventa il centro più importante di tutte le Americhe.
Il conto della popolazione, all'arrivo di Cortés, è pressoché impossibile. Alcune stime raccontano di una popolazione di 60 mila abitanti, poi ridotti, dalle malattie portate dagli Spagnoli e nei confronti delle quali gli indios erano indifesi, a 19 mila nell'arco di soli due anni. Altre stime fanno invece ammontare addirittura a 130-300 mila gli abitanti di Tenochtitlàn. Uno dei maggiori studiosi della civiltà azteca, il francese Jacques Soustelle, sostiene che gli abitanti di Tenochtitlàn e della vicina Tlatelolco, uniti, sarebbero stati fra i 500 e i 700 mila. 
Gli scavi per la linea 12 di metropolitana di Città di Messico hanno riportato alla luce nel 1992 le tombe di epoca coloniale di centinaia di Aztechi. Uomini, donne e soprattutto bambini, che in maggioranza stringevano fra le dita rosari e crocifissi e, secondo gli archeologi, con ogni probabilità furono le prime vittime delle malattie "europee".
Nel Seicento, per eliminare i pericoli costituiti dai frequenti allagamenti, ma soprattutto per ospitare nuovi coloni e indios che abbandonano le zone più povere del paese, paludi e acquitrini vengono ulteriormente interrati. Sui modelli europei, si sviluppa una città razionalmente strutturata. Nascono palazzi, chiese, edifici pubblici che propongono un barocco coloniale, cioè un barocco europeo con apporti indigeni, che toccherà il suo massimo splendore nel secolo successivo per essere poi gradualmente soppiantato dallo stile neoclassico.
Con la proclamazione della prima repubblica messicana, nel 1824, nasce attorno alla metropoli il Distretto Federale. Poi, nel decennio 1850-1860, il movimento riformista e anticlericale di Benito Juaréz fa abbattere molti conventi di epoca coloniale. La città registra un'ulteriore espansione durante l'interludio imperiale dello sfortunato Massimiliano d'Asburgo. Nascono allora le prime colonias, le periferie urbane destinate ad accogliere quanti non trovano più posto nel centro cittadino ormai sovraffollato. Ma è con l'avvento al potere di Porfirio Dìaz che la metropoli entra nella sua prima fase di ammodernamento organico. Fra il 1876 e il 1911 si sviluppa un piano urbanistico che prende a modello la Parigi di Georges Eugéne Haussmann, l'architetto di Napoleone III. Ispirate ai boulevard e piazze parigine, nascono avenidas e plazas di stile europeo. Nei primi anni del '900, con l'introduzione dell'illuminazione elettrica nelle strade, delle prime linee tranviarie e con il il completamento della rete fognaria, la metropoli è  sostanzialmente completa.
La rivoluzione che fra il 1910 e il 1917 insanguina il Paese, per converso provoca un'ulteriore espansione della popolazione di Città di Messico. Nella capitale affluiscono torme di campesinos in fuga dalle campagne, dove si scontrano ribelli e governativi, che si illudono di trovare in città un rifugio sicuro. Di conseguenza le colonias registrano uno sviluppo spesso disordinato e, specie dopo la rivoluzione, vertiginoso. Nascono caotiche e disperate periferie dove latta e cartone sostituiscono mattoni e calce; ma anche strade eleganti di scorrimento, fiancheggiate da palazzi ispirati allo stile in voga negli Stati Uniti. E nascono anche quartieri residenziali lussuosi, come quello delle colline di Chapultepec, dove verrà collocata la residenza ufficiale del presidente della repubblica.
Lo sviluppo della città proseguirà sempre così, fino ai giorni nostri, alternando ambiziosi progetti di riqualificazione ed espansione del centro, e lasciando che le colonias si allarghino senza posa, e in totale disordine. Già nel 1930 che l'area urbana supera il traguardo del milione di abitanti.


L'atmosfera della colonia spagnola si respira ancora fra le strade e le case dei quartieri come Villa Obregòn (che ha inglobato l'antico villaggio spagnolo di San Angel, con le sue strette viuzze) e Coyoacàn (dove sorse la prima residenza ufficiale di Cortés), mentre i giardini galleggianti di Xochimilco risvegliano nella fantasia immagini dell'azteca Tenochtitlàn. Sopravvissuti a rivoluzioni urbanistiche non sempre sensate, sono testimoni di grandi monumenti storici palazzi come l'Iturbide e il Buenavista, mentre la fortezza di Chapultepec ricorda una lunga serie di decine di fortezze militari.
In ogni quartiere, parchi e giardini particolarmente degni di attenzione per ricchezza e varietà di flora (anche se la vegetazione è minacciata dagli inquinamenti sparsi nell'atmosfera). Il più grande e famoso dei parchi è senza dubbio quello di Chapultepec. I circa 400 ettari della sua superficie ospitano uno zoo, musei, orti botanici laghetti, fontane e un parco di divertimenti. Alcuni dei suoi cipressi sopravvissuti a ogni ingiuria umana e ambientale, sono mute testimonianze dei tempi degli Aztechi che li piantarono. Altro grande polmone verde, situato una quindicina di chilometri a sud-ovest del centro, è il parco nazionale del Deserto dei leoni.
Città di Messico è anche un nodo stradale, ferroviario e aereo sul quale convergono tutte le grandi linee di comunicazione nazionali e internazionali; nonché un centro culturale di grande importanza non solo nella vita del paese, ma anche in quella dell'America Latina, con musei, università, istituzioni scientifiche, biblioteche, teatri e sale da concerto di livello internazionale. Tra i musei, fonte di legittimo orgoglio cittadino è lo splendido Museo nazionale di antropologia, di fama mondiale, ricco di testimonianze incomparabili sulle varie civiltà succedutesi nel paese. 
L'elenco delle zone di maggiore interesse di Città di Messico si apre con Alameda e Zòcalo: i due grandi spazi aperti che, insieme, formano quello che ufficialmente viene designato come Centro Historico (Centro Storico). Il primo è un parco sorto sul luogo dove l'Inquisizione spagnola bruciava gli eretici. Otto isolati a est, al termine della Avenida Madero e 5 de Mayo c'è lo Zòcalo (ufficialmente "Plaza de la Constituciòn"). A sud-ovest dell'Alameda lungo il Paseo de la Reforma, la principale arteria stradale della città, si apre la Zona Rosa, il quartiere più "in" della capitale, quello degli alberghi, dei negozi, dei ristoranti e dei locali notturni di lusso. Sul lato nord dello Zòcalo, esattamente là dove gli Spagnoli guidati da Cortés videro l'orrido spettacolo dello "altare dei teschi", sul quale gli Aztechi allineavano i crani delle vittime dei sacrifici rituali, sorge la Cattedrale di Città di Messico. Nell'imponente costruzione si mescolano gli sili di diverse epoche, dal momento che i lavori, iniziati già poco dopo la Conquista, intorno al 1523, si conclusero solo nel 1813 (ma continuano ancora oggi, soprattutto per consolidare le fondamenta dell'imponente edificio che sprofondano nel sottosuolo acquitrinoso). Barocco e neoclassico si mescolano sulla facciata e nell'interno, a cinque navate e con 14 cappelle dalle elaborate decorazioni. Si possono ammirare gli stalli del coro in legno intagliato, creati da Juan de Rojas verso la fine del Seicento. Immortalata da innumerevoli fotografie, film e riprese televisive, è la scena degli indios che, per penitenza, nelle festività religiose avanzano verso la cattedrale strisciando con le ginocchia sul lastricato dell'enorme piazza.
Di qui proseguendo verso ovest, lungo il Paseo de la Reforma, si incontra il Bosque de Chapultepec il cui nome deriva dalla collina sulla quale sorge il parco: in lingua nahuatl, la lingua degli Aztechi, significa "collina delle cavallette". Lasciato il centro storico, a un paio di chilometri dallo Zòcalo, nella parte nord della città si trova Tlatelolco che un tempo era la città gemella di Tenochtitlàn e annessa nella capitale nel 1473. Oggi ha il suo cuore nella grande Plaza de las Tres Culturas. Il nome le deriva dalla presenza delle testimonianze di tre epoche diverse: le rovine del maggior tempio, la piramide di Tlatelolco. Con le pietre della piramide-tempio gli Spagnoli costruirono inizialmente un monastero francescano, che poi (nel 1609) rimpiazzarono con la chiesa dedicata a S. Giacomo, patrono della Spagna. 
Ancora a nord del centro, a 7 km dallo Zòcalo, è situata Villa Guadalupe, con l'omonima basilica dedicata alla Nostra Signora di Guadalupe, eretta nel 1533 e più volte rimaneggiata, sul luogo dove un povero contadino indio, Juan Diego, nel 1531 aveva ricevuto due apparizioni della Vergine (l'immagine della Madonna rimase impressa sul mantello del contadino). Per secoli, il reliquiario che custodiva la miracolosa immagine della Vergine fu meta di pellegrinaggi da ogni angolo del Messico. 
Nella parte sud della città una zona di grande interesse turistico è quella di San Angel, che ancora nel 1950 era un villaggio immerso nel verde della campagna. 
Nell'estremo angolo sud-orientale del Distretto Federale ( e quindi, a rigor di termini,  già più sobborgo che quartiere cittadino) si stende Xochimilco: la zona dei famosi "giardini galleggianti". Meta domenicale delle famiglie messicane, il suo nome (in lingua nahuatl) spiega tutto: "il posto dove crescono i fiori". Si tratta infatti  di giardini galleggianti che cominciarono a prendere forma nel Duecento per opera di uno dei tanti popoli indi che si stabilirono sull'allora vastissimo lago Texcoco, i Chinampaneca. Ingegnosi, presero a costruire grandi zattere di fango e canne lacustri coperte di terra, le chinampas, sulle quali piantavano fiori e l'inevitabile mais. Ancoratesi le radici al fondo lacustre, grazie all'apporto di terra sedimentaria le zattere finirono col diventare isole. E così, in un processo durato secoli, nacquero i giardini galleggianti di Xochimilco, tra i quali si snodano oggi più di 100 km di canali. Paesaggio celebrato da diversi film, è percorso da migliaia di barche, molte coloratissime, cariche di gitanti e turisti.


BIBILIOGRAFIA

Instituto Nacional de Geografía, Estadística e Informática, Mexico
Sito Parrocchia Ronco (oggi irreperibile)
Fondo Biblioteca Civica, Cartella C2, Popolo, lavoro, paesaggio, IMMAGINI ETNOGRAFICHE E ANTROPOLOGICHE: "L’altopiano[…] Anàhuac, è coronato da superbi vulcani quali il Popocatepètl, l’Ixtaccìhuatl, l’Ajusco, le cui vette nevose spiccano nel cielo cobalto[…]. [Città di Messico è] costruita come le città nordamericane a scacchi[…] la parte centrale, occidentale e sudoccidentale è la più moderna, l’altra settentrionale, orientale e sudorientale la più vecchia[…] abitai più settimane, tenendola come base del mio soggiorno e centro di partenza e d’arrivo delle mie escursioni[…] le mie visite di dovere ai due Ministeri, da cui più direttamente dipendevo[…] Vasconcelos secretario de Educacìon Publica[…] moderno e coltissimo, che alla rigenerazione dell’istruzione specialmente elementare[…] la sua opera[…] ing. Pani, secretario de Relaciones (Ministero Esteri) che ebbe per me ogni benevolenza."


Alcune immagini tratte dal Fondo Callegari

Academia de San Carlos

Veduta dall'alto con dettagli dei giardini

Universidad Americana

Il Popocateptl