lunedì 11 novembre 2013

Lorenzo Boturini Benaducci e l'interesse di Callegari per la storia recente del Messico



Così scrive Callegari nel libro "La mia escurcsione archeologica al Messico": "L'11 Maggio ebbi l'onore d'essere invitato da l'Academia de la Historia a scoprire una lapide - donata da la casa italiana Luisi - al nostro storico insigne, Lorenzo Boturini Benaduci (1702 - 1745) di Sondrio, diligente raccoglitore di 'codici' messicani, soffrì soprusi, persecuzioni, prigione ed esilio da parte del famigerato Viceré de la Nuova Spagna, Conte di Fuenclara... m'ero già occupato primo in Italia... una bellissima festa italo-messicana con largo intervento delle autorità dei due paesi affratellati, nel discorso che tenni in spagnolo ricordai la vita avventurosa, le vicende, le virtù di questo integer vitae, scelerisque purus, esaltando i meriri... dopo di me l'illustre storico messicano Alfonso Toro pres. de l'Academia inneggiò a nostre glorie più pure e alla fratellanza fra le due nazioni... proposi che alla via abitata dal Boturini fosse dato il suo nome e qualche giorno dopo ebbi la soddisfazione che pure la sala del Museo che contiene alcune pitture e manoscritti della sua raccolta fosse battezzata col suo nome" [1].

Lorenzo Boturini Benaducci
(immagine tratta da Wikipedia)
Lorenzo Boturini Benaducci - in realtà il suo nome era con tutta probabilità questo, o secondo altre versioni Bernarducci; inoltre doveva essere originario di Como e deceduto nel 1753 a Madrid - fu probabilmente uno storico, antiquario ed etnografo italiano che giunse nella Nuova Spagna nel 1736 e vi assemblò una vasta collezione di disegni geroglifici (particolarmente quelli di Juan de Alva Ixtlilxoctchitl, discendente dei signori di Texcoco che aveva consegnato questi documenti al creolo Corlos de Siguenza, per una visione "reale" dell'oggetto "Messico antico" e non più esclusivamente mediata dalla prospettiva "barbarica" delle descrizioni ecclesiastiche post-Conquista), mappe, manoscitti e codici nativi, copiando oltre 500 iscrizioni precolombiane e investigando sulla storia delle apparizioni della Virgen de Guadalupe. Ridimensionando i caratteri "barbarici" della visione del mondo amerinda (sulle orme del concetto cosmopolita, tollerante e illuminista di "governo universale del genere umano" elaborato da Giovanbattista Vico), fervente appassionato delle forme d'arte e della storia di quelle civiltà, devoto lui stesso al culto di Guadalupe fino a sospetti di culto sincretico col credo cattolico, proprio per questo fu imprigionato nel 1743 dal Vicerè della Nuova Spagna Pedro Cebrian y Augustin (conte di Fuenclara), accusato di essere entrato nella Nuova Spagna senza il permesso del Consiglio delle Indie e di aver diffuso senza autorizzazione reale documenti papali (per favorire le donazioni al culto della Vergine di Guadalupe), e la sua collezione fu sequestrata nell'ufficio della Segreteria del Vicerè. Ritornato a Madrid in miserabili condizioni frequentò l'appassionato collezionista d'oggetti amerindi Fernandez de Echevarria y Veitia, che gli offerse supporto finanziario perchè si riconsiderasse il suo caso davanti al Consiglio delle Indie; il Re, verificando ad indagine le sue buone intenzioni, gli restituì la collezione frutto di anni di lavoro e gli propose di ritornare nella Nuova Spagna, ma Boturini non tornò più e preferì essere ricompensato per la progettata storia generale della colonia, la "Storia dell'antico Messico" che non era ancora pubblicata al momento della morte nel 1753. 

Il terzo codice di Boturini
sul calemdario Azteco
(dalla sua collezione)
Veitia ne avrebbe continuato l'opera di collezione: il codice pittorico Boturini, il codice Azcatitlan (1576) e la Mapa de Sigüenza definiscono la patria degli aztechi nella mitica città di Aztlan, nella migrazione sotto il dominio di Colhaucan verso il XIV secolo per imporre il loro potere imperiale con la fondazione nel 1325 di Teotihuacan ed il controllo militare della Valle del Messico, nonchè il calcolo di uno cicli maggiori astronomici del calndario solare azteco, Xiuhmolpilli (la presenza di 188 anno - segni). La libreria di Nuestra Senora de Guadalupe accanto alla Basilica prende il nome da Boturini. La collezione passò da Echevarria ad Antonio de Leon y Gama all'inizio del XIX secolo quando fu esaminata e pubblicata da Alexander von Humboldt (l'originale è portato nella Libreria Nazionale di Berlino). Parte passò attraverso amatori e antiquari come Padre Josè Pichardo e Joseph Alexis Aubin, alla Libreraria Nazionale di Parigi (collezione Aubin-Goupil). Ciò che era rimasto in Messico fu archiviato nella Libreria universitaria, nel Conservatorio delle Antichità di Città del Messico, fino a confluire al tempo del viaggio di Callegari presso il Museo Nazionale Antropologico.

Il Presidente dell'Academia mexicana de Historia Alfonso Toro è stato un illustre studioso della storia del paese di posizioni clericaliste, autore di testi famosi e celebrati come "Historia Patriae" e "La Iglesia y el Estado de Mexico" (1927) e sulla vicenda intellettuale liberale e aperta al dialogo con la Chiesa di Elias Amador, il compilatore dell'Archivio generale dello stato di Zapatecas, ricco di documenti sulle guerre civili del XIX secolo, fondatore di questa Academia e storico ufficiale del Museo nacional de Arqueologia y Etnologia fino alla morte nel 1917.

Codex Siquenza dalla collezione Boturini
Nella "ospitale terra messicana avevo passato quasi cinque mesi": Callegari menziona ancora quando si reca a "visitare il famoso tempio di Tepoztlàn, o Tepoxtepéc, Casa di Tepozteco. Mi ci recai il 13-V con una compagnia di turisti internazionali ad osservare minutamente questo tempio-torre, costruito sopra un'altissima roccia porfirica, cui ascendemmo per una via assai erta e infine con scale di ferro fisse alle pareti"; è situato a "17 Km. da Cuernavaca ed è il nome del pueblo che parla assai volentieri l'antica e gloriosa lingua dei nahoa; si eleva il picco su cui s'erge la piramide alta 20 m. formata da tre piani e costruita con ogni cura in pietre di tetzontli, specie di basalte, calce e arena; conservato discretamente, presenta ancora le due scale che conducevano alla prima piattaforma, l'atrio, i resti dell'altare de' sacrifici, alcuni gradini di un'altra scala che sale al terzo piano, alla fine della quale v'è un portico sopra cui s'aprono tre porte che danno accesso al sacrario di quasi 50 mq. Sculture, rilievi, e avanzo di pitture policrome rosse, nere, azzurre e viola rimangono a dirci dell'antico culto che vi si prestava, rivela ancora la somma di conoscenze architettoniche che ebbero i costruttori, grazia, armonia degne d'ammirazione, che non avrebbe sfigurato nel mondo antico, in Egitto, in Assiria... fu tempio, fortezza, tomba e osservatorio astronomico, dedicato, secondo il Seler, che lo fece oggetto di importanti studi, a Tepoztecàtl, dio del pulque, il liquore dell'agave" [2].

Cerro Tepoztlan
(immagine tratta dal fondo
Callegari della Biblioteca
civica diVerona)
"Prima di lasciare la Capitale una visita al pantheon di San Fernando - dopo che m'ero inchinato alle tombe di Miguel Hidalgo, Allende, Aldama nella cappella di San José, nella Cattedrale. Solenne imponente, suggestiva nel suo triste abbandono è la tomba, in severo stile dorico, del Pater Patriae Benito Juàrez. Le sue austere sembianze, suggellate dalla morte, la maestria degli scultori Islas, ha scolpito in candido marmo presso una nobile figura di donna piangente, la Nazione. Non lontano, riposano l'eroe di Puebla, il gen. Ignacio Zaragoza e il ministro Comonfort, vittima della sua grande lealtà; più lungi, l'eroe dell'indipendenza, gen. Vincente Guerrero. In altra parte giace il gen. Ignacio Meja, e in un cortiletto, in una tomba d'arenaria rossa, senza nome nè data Miguel Miramòn - le due vittime principali dell'ambizioso sogno imperiale brutalmente troncato a Querétaro! La Morte, nel suo amlpesso di gelo, ha eguagliato vincitori e vinti nella pace del sepolcro riposano vicini per l'eternità" [3]. Non v'è dubbio che il viaggio, le escursioni e le frequentazioni accademiche hanno stimolato in Callegari la passione e l'interesse per la travagliata storia moderna del Messico, e vi condivide il pathos di lotta romantica e idealistica che spesso segna le tormentate vicende. Ignacio Seguin Zaragoza è il generale messicano che subì la sconfitta dalle truppe francesi occupanti nel 1862 a Puebla pur combattendo con ardore e determinazione, liberale e segretario militare di Benito Juarez, morto subito dopo la sconfitta di tifo a soli 33 anni; Ignacio Comomfort è stato Presidente della Repubblica Messicana dal 1855 al 1857 (nel momento in cui fu promulgata la nuova Costituzione liberale nella difficile transizione con il Presidente successivo Juarez in una situazione di controversa legalità), comandante giovane della piazza di Matamoros e dal 1842 deputato al Congresso per l'Unione liberale, combattè nella guerra contro gli Stati Uniti del 1847 e fu nominato comandante della guarnigione di Acapulco, legato ai conservatori che repressero l'insurrezione della popolazione indigena di Puebla nella battaglia di Tlaxcala; nel 1863 è agli ordini di Juarez per difendere il Messico dall'invasione francese nel governo liberale di San Luis Potosì, morì nel cammino delle truppe verso Celaya... Miguel Miramon combattè il presidente Juarez e fucilò i prigionieri liberali dopo la battaglia di Tucubaya nel 1859 nella piazza di Colima y Jalisco. Dovette poi emigrare da Veracruz durante le complicate vicende del 1862 e ritornò nel 1866 come Gran Maresciallo accanto alle truppe francesi dopo aver partecipato ai negozi per convincere Massimiliano d'Asburgo ad accettare la corona di Imperatore del Messico. Fu catturato nel 1867 assieme all'Imperatore e al generale Mejia nella piazza di Queretaro e fucilato dal Consiglio di guerra al Cerro de las Campanas; la tomba spoglia e senza memorie nel cortiletto rappresenta il duro monito ad una difficile memoria condivisa per il Messico repubblicano... Nel Febbraio del 1917, nel Teatro di Santiago de Queretaro Venustiano Carranza proclama la Costituzione politica dell'Unione messicana al termine dei lavori congressuali.

[1] CALLEGARI G. V., La mia escursione... cit., p. 288; ID.,  El Historiador italiano Lorenzo Boturini Benaducci, Discorso pronunciado el 12 de Mayo 1923, en Mexico para la inauguracion de la lapide en la fachada dela casa habitada por el...; ID.,  Il cavaliere L. Boturini-Benaducci e la sua opera sull'Antico Messico, "Atti della Regia Accademia degli Agiati di Rovereto", s. III, vol. XII, fasc. III-IV, 1906, pp. 285-320; ACCADEMIA DEGLI AGIATI DI ROVERETO, Fondo Registro dei soci, scatola 115, n. 702.2, Lettera, Callegari a Don A. Bettanini, Segretario dell'I. R. Accademia Roveretana degli Agiati, 23/03/1906 da Padova: "lavoro ora alla biografia dell'illustre e sventuroso messicologo Cav. Lorenzo Boturini Benaducci, con materiale venuto da Parigi"; BCVR, FIC, Cartella C1, documento dattiloscritto d'invito dell'Academia Mexicana de la Historia per l'inaugurazione della lapide commemorativa nella casa di don Lorenzo Boturini-Benaducci, 9 Maggio 1923 "quien fundò el Primer Museo de antigüedades en Mexico, en 1743"; BOTURINI-Benaducci L., Idea de una Nueva Historia General de la América Septentrional, Madrid 1746 (Mexico 1871); Catálogo del Museu Indiano, Mexico 1871; BAYLE C., El caballero Boturini y la fracasada coronación de la Virgen de Guadalupe en México, "Estudios Eclesiásticos", Madrid 1923; siti consigliati:
RUSSO A., Maria Matilde Benzoni, La cultura italiana e il Messico. Storia di un'immagine da Temistitlan all'Indipendenza (1519-1821), Milano 2004, p. 333; BCVR, FIC, Cartella C3,  riproduzione  testo di un codice pittorico amerindo del XVI secolo, processione azteca, didascalie in tedesco "Colhuacan e gli altri principi", "Colhuacan e le otto  stirpi imparentate, il cammino degli Aztechi verso Tamoanchan".
[2] CALLEGARI G. V., La mia escursione... cit., p. 289; BCVR, FIC, Cartella C1, cattedrale di Tepotzotlan  e  Tempio gesuitico.
[3] CALLEGARI G. V., La mia escursione... cit., p. 290; sull'esecuzione di Massimiliano d'Asburgo vedi sito

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