lunedì 28 marzo 2016

Callegari ci ripensa

Questo post è un proseguimento del precedente. Appena erminato di scrivere quest'ultimo, infatti, abbiamo accertato che la vicenda di Callegari e del C.I.S.A.  proseguiva con altri sviluppi.
Da una raccolta di informazioni, e soprattutto dal sito dedicato a Raffaele Pettazzoni che contiene una sua biografia, di Mario Gandini,  pubblicata a suo tempo in "Strada Maestra" - una serie di quaderni storici realizzati su iniziativa della Biblioteca Comunale di San Giovanni in Persiceto, paese natale di Pettazzoni - abbiamo così evinto che la collaborazione tra Callegari e il C.I.S.A. alla fine si è concretizzata ed è proseguita per almeno un lustro.



Alberto Asquini (da eBay)
Dopo la trasformazione del C.I.S.A. in "ente morale", il suo presidente Pietro Gorgolini, nonostante i finanziamenti, comincia a dare segni di insofferenza verso il nuovo corso deciso dal nuovo ministro degli esteri, Galeazzo Ciano. Seguono due anni circa di polemiche, che alla fine culminano con la clamorosa decisione di estromettere del tutto lo studioso calabrese da qualsiasi incarico nel Centro. La cosa avviene probabilmente sul finire dell'anno 1937, ma non è del tutto certo.[1]
Gorgolini si sfogherà poi (non senza ipocrisia) nel 1945, una volta certo che Mussolini e le sue squadracce non fossero più un pericolo, in un libello chiamato "La criminosa conquista del Centro italiano di studi americani (C.I.S.A.)".[2]

Ciano, così, pone alla presidenza uno dei più noti "dissidenti moderati" del regime: Alberto Asquini.
Costui era un giurista, considerato l'erede in pectore di Alfredo Rocco, "padre" dell'omonimo Codice Penale. Dopo che Mussolini lo ha nominato, in seguito all'epurazione di Giuseppe Bottai, sottosegretario responsabile per i servizi economici dell'industria e del commercio, Asquini inizia a mettere in dubbio la politica economica del regime basata sull'autarchia: per questo viene alla fine sollevato a sua volta dall'incarico, nell'ambito del rimpasto governativo del Gennaio 1935. Rimane comunque un aderente del partito fascista, e viene ricompensato con diversi incarichi - l'ultimo dei quali sarà commissario dell'IRI, fino all 1945 - tanto che alla caduta del regime pagherà con una sentenza di epurazione dagli incarichi di insegnante, annullata poi dal Consiglio di Stato nel 1948. [3]

Asquini non era uno storico, se non del diritto; la sua elezione, evidentemente, è da considerarsi una "compensazione" del regime per il suo allontanamento. E all'inizio del 1938, inizia la sua ristrutturazione del Centro.
Il giorno 8 gennaio 1938 il Consiglio di amministrazione del C.I.S.A, su proposta di Asquini, di pubblicare un Annuario e di istituire comitati scientifici; uno è quello di etnologia americana, presieduto da Raffaele Pettazzoni, e ne fannoi parte Roberto Almagià, Sergio Sergi, Renato Boccassino, Riccardo Riccardi, Antonio Mordini, Giuseppe Mazzini e, per l'appunto, Guido Callegari. Almagià sarà poi espulso a cusa delle infami leggi razziali, nel 1939; nel frattempo, entrano anche Renato Biasutti e Paolo Revelli Beaumont.
Raffaele Pettazzoni (da Wikipedia)
Callegari questa volta accetta e nella seconda riunione, in Febbraio, viene incaricato da Pettazzoni di redigere un elenco delle opere presenti nella biblioteca del Centro; sottopone un elenco di pubblicazioni scientifiche da acquistare al segretario generale, Ruggero Mazzi, nonché a quello dei comitati, che è Manfredi Azzarita, futuro personaggio della resistenza e vittima del massacro delle Fosse Ardeatine. [4]

Successivamente, nel 1939, Callegari e Pettazzoni hanno uno scambio di vedute sull'opportunità di pubblicare a mone del C.I.S.A. uno studio nel nostro studioso, "Civiltà Cibca". Nella bibliografia di Callegari non risulta nessuno studio con questo nome: probabilmente si tratta degli articoli comparsi a suo tempo su "Cultura moderna" e "Rivista di studi americani". Questo almeno sembra suggerire la risposta di Pettazzoni, che obietta che sarebbe meglio iniziare con materiale inedito, e non accetta la pubbicazione. Altre proposte di Callegari vengono rifiutate, quasi sempre per mancanza di fondi: la partecipazione in rappresentanza al 27° Congresso degli americanisti a Città del Messico, e la traduzione dallo spagnolo di "Culturologia" di Imbelloni. Nemmeno la sua offerta di cedere gratuitamente alcuni Atti dei passati Congressi degli americanisti viene presa in considerazione.

In una lettera del 1939 a Pettazzoni, Callegari si lamenta di tutto ciò; ma ci fornisce due notizie importantissime. Come prima cosa, sta pensando di chiedere il pensionamento (ha 64 anni, ormai) dall'incarico che copre in quel momento (alla Scuola di Commercio); inoltre si è procurato una serie di testi per iniziare il suo capolavoro: la traduzione del libro sacro dei Maya, il Popol Vuh. Callegari rivela che passerà l'estate a Coredo, in Trentino. [5]

Sembra di intuire le nuove motivazioni di Callegari che lo hanno convinto ad aderire al C.I.S.A.: vuole dedicare gli ultimi anni della sua carriera alla sua grande vera passione. Del resto, nelle lettere del periodo si lamenta della sua salute, e si sa che di lì a nemmeno dieci anni sarà pressoché cieco. I suoi progetti saranno ridotti in fumo - dalla guerra, dalla crisi e dal fatto che, comunque, dopo la caduta di Mussolini dovrà fare i conti con la sua collaborazione con le organizzazioni fasciste - e la sua traduzione del Popol Vuh, dopo tre rifiuti, alla fine non verrà mai pubblicata.

[1] Dizionario Biografico Trecccani - http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-gorgolini_(Dizionario_Biografico)/
[2] Sito Università di Stanford - https://searchworks.stanford.edu/view/3127987
[3] Dizionario Biografico Trecccani - http://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-asquini_(Dizionario-Biografico)/
[4] Strada Maestra n. 54, pp. 53-232 - http://www.raffaelepettazzoni.it/ARTICOLI/Strada%20Maestra%2054.pdf
[5] Strada Maestra n. 55, pp. 121-251 - http://www.raffaelepettazzoni.it/ARTICOLI/Strada%20Maestra%2055.pdf; America precolombiana. G.V. Callegari, I Chibcha, “Cultura moderna” XLII, fasc. X, 1933, pp. 9 figg. 21 * (Op. Forti 380/22); G.V. Callegari, Idolatria e idrometria presso i Chibcha, “Rivista di studi americani” I/III Roma 1936; G.V. Callegari, Aurei e terrecotte dei Chibcha nei Musei Etnografici italiani, “Cultura moderna” Novembre 1937, pp. 4 figg. 7