giovedì 14 agosto 2014

Mitla, la necropoli

Dopo Oaxaca, e prima della visita a Tula, città dei Toltechi, Callegari intraprende un avventuroso viaggio verso Mitla, città-cimitero degli Zapotechi, posta in un luogo decisamente poco agevole da raggiungere. Lo studioso scrive:

"Il 22 Aprile con l’Ing. Concha e un suo amico, mi recai a S. Pablo de Mitla in una Ford; la notte aveva piovuto assai e il viaggio fu pieno d’incidenti, anche umoristici […] affondata l’automobile nell’acqua e nel fango […] la dovemmo tirar fuori con l’aiuto di un paio di buoi […] imbizzarriti dal rumore del motore, spezzavano le corde […] dovemmo far scendere quattro o cinque zapoteki, che non parlavano spagnolo, nell’acqua, spingere le ruote […] noi attaccarci ai resti della corda e raccomandarci a Cacatzontli, il dio nahoa dei viaggiatori."

"Passammo per Santa Maria de Tula […] per Guelavia, Tlacolula giungemmo a Mitla […] oltre 40° all’ombra. Di Mictlàn si parla nel commento del Codex Telleriano-Remensis ma non vi è raffigurato, mentre lo è nel Codex Mendoza […] un tempio nella vallata, a 16 Km. da Oaxaca[…] Teotitlàn detto, un altro sulla vetta che prima bacia il sole, ai piedi […] una cittadina e una necropoli chiamate Tetipàc=sulla pietra e Queui-quije-çaa=palazzo sotto la pietra.
Le rovine […] in cattive condizioni, parzialmente restaurate, impongono per la grandiosità e lo squisito sentimento d’arte e rappresentano […] il monumento più importante del Nuovo Mondo. L’imponenza severa, solenne […] s’addensa il mistero […] nell’intelligente studioso un senso di tristezza non privo d’ammirazione. La desolazione ardente del paesaggio nudo, roccioso, bruciato penetra l’animo […] ricorrere con la mente ai tempi lontani […] fra quegli edifici s’agitava la folla dei copa-bitoo=guardiani d’idoli, dei ueza-éche=sacrificatori, dei pixana=dediti agli dei […] la suprema autorità del Uija-tào=gran veggente, specie di pontefice vicario di dio […] solo poteva entrare nella cella ov’erano gli idoli, portar loro offerte, incenso e sangue e cuore dei sacrificati e, in preda a convulsioni, entrare in comunicazione con gli dei e riportare ai fedeli i loro comandamenti […] padre de Burgoa afferma c’essi furono costruiti per il pontefice della nazione zapoteka come sua residenza[…] morto, gli dovette servire come tomba […] è giustificato dal nome Mictlàn=luogo dei morti o Lyo Baà=luogo di beatitudine".

"Gli edifici sotterranei […] avrebbero avuto la destinazione di tempietto, di sepolcro del gran sacerdote, di seplocro dei re zapoteki […] ultimo a sepoltura dei sacrificati e dei morti in guerre lontane. I palazzi avrebbero servito di dimora ai sacerdoti, ai re e al loro seguito. L’opinione di Burgoa non è priva di critiche […] il mistero che avvolge l’epoca […] non è ancora totalmente svelato […] certo non sono della stessa epoca".

"Le rovine si riducono effettivamente a quattro palazzi e a due piramidi; il primo di quelli si compone di 3 terrapieni oblunghi di pietre mescolate a terra; sopra essi vi sono edifici che formano un patio di 30 m. X 35; gli edifici laterali non sono meno grandi; ogni ala ha tre porte che danno sul patio cui si saliva per scalinate […] I tetti già in legno sono scomparsi […] sostenuti da colonne monolitiche di granito o di porfido, tuttora esistenti, alte 3.5 m. con 80 cm. di diametro. Uno dei palazzi porta all’interno pitture murali mitologiche che furono illustrate dal Seler. I mosaici di Mitla sono l’ornamento più notevole, formati di piccole pietre tagliate e pulite, incastrate con tale perizia che non vi fu d’uopo di calce e cemento per tenerle unite. Le cripte o sotterranei sono per lo più a croce latina […] le muraglie sono adorne di greche e pitture […] si spiega pensando che le cerimonie avranno avuto luogo al vacillante chiarore delle fiaccole".

"Non lontano da Mitla a circa 3 Km […] un’antica fortezza costruita dagli indiani di oltre 2 Km. con salienti e rientranti e muraglie doppie e porte costruite con tutti i dettami della castramentazione".

Callegari sposa qui le convinzioni del Dr. Leòn, che ritiene la fortezza non inferiore a quelle costruite in Europa nella stessa epoca.

Il nome Mitla è derivato dalla parola "Mictlan" del Nahuatl, che significa "il posto dei morti". Nella lingua dello Zapotecans, è chiamato "Lyobaa", che significa "il posto di sepoltura" o "di riposo". Il nome nella lingua dei costruttori originali (Zapotechi) è probabilmente da preferire, poiché le tombe dei re antichi sono realmente una parte integrante delle strutture all'interno della città.
La prova Archaeologica indica che il luogo è stato continuativamente abitato fin dal 900; ma ci sono prove di uno sviluppo avvenuto tra il 200 e il 900, conseguentemente con la vicina Monte Alban (500-800). Mitla ha avuto il più grande sviluppo più grande fra 750 e 1521, quando il dominio della zona è passato dagli Zapotechi ai Mixtechi.

Secondo padre De Burgoa, il gran sacerdote degli Zapatechi residente in Mitla poteva addirittura far piegare il re alle sue volontà; e l'intera struttura di Mitla ricalce quella di Monte Alban (decritta dall'esploratore Canseco), tesa ad affermare il dominio. Ma c'è anche una ricerca di lumminosità e di colore, con l'uso di pietra rosso brillante e la ricerca di spazi ampi ed illuminati.

Bibliografia




Panoramica del tempio di Mitla


Callegari - a destra - con un lavorante


Fotografia di Concha


Alcuna delle rovine esterne al tempio