mercoledì 16 dicembre 2015

Giovanni Virginio Schiaparelli



Premettiamo che, nello stesso diminio ch ospita questo blog, ne è presente già un altro interamente dedicato a Giovanni Virginio Schiaparelli (http://centenarioschiaparelli.blogspot.it/), compilato nel 2011, che è stato un'indubbia fonte di ispirazione e dati.

All'osservatorio astronomico di Brera in Milano, nella seconda metà dell'800, visse ed operò Giovanni Virginio Schiaparelli, studioso di varie branche della scienza naturale, ma soprattutto astronomo.
Il telescopio a rifrazione Merz
in restauro all'osservatorio di Brera

Egli, servendosi di un rifrattore Merz acquistato grazie ad un finanziamento, osservò a lungo la superficie di Marte, individuandovi delle linee, che non esitò a chiamare canali e a classificare come presunto frutto di intelligenza e laboriosità di esseri viventi.

In reazione alle sue ipotesi, il mondo si divise tra scettici ed entusiasti. In questo secondo gruppo troviamo anche Callegari, oltre ad uno dei suoi maestri riconosciuti, Camille Flammarion, e a Percival Lowell, altro pioniere dell'astronomia e scopritore tra l'altro del pianeta Plutone (chiamato con questo nome in quanto cominciava con le iniziali di Lowell).
Le posizioni sin troppo nette di scienziati come Lowell causeranno una sorta di mania frenetica sulla vita extraterrestre, che avrà il suo culmine nella famosa psicosi scatentata dalla trasmissione radiofonica di Orson Welles.
In realtò, delle affermazioni di Schiaparelli molte si rivelarono col tempo errate. Le "nuvole di vapore acqueo sulle superficie di Marte" furono riconosciute da W. Campbell come appartenenti all'atmosfera terrestre, e W. Stoney dimostrò che l'tmosfera marziana non era in gradi di trattenere un gas così leggero. E, basandosi sulle osservazioni di E. Maunder (macchie solari), Antoniadi e Cerulli osservarono il pianeta rosso con più precisione - servendosi di strumenti più evoluti, non dimenticando anche che la vista di Schiaparelli era già difettosa e in continuo peggioramento - concludendo che le linee classificate come canali erano in realtà successioni di punti.
Questo però avvenne quando Callegari aveva quasi abbandonato gli studi astronomici. Egli vi era arrivato partendo dall'opera di Flammarion di cui abbiamo già parlato in un post del 2013. 
Saputo del lavoro di Schiaparelli, Callegari scrisse della ricerca critica sulle osservazioni astronomiche contenute nelle Sacre Scritture ebraiche, istituendo confronti con i monumenti babilonesi: "Mazzaroth non dev’esser già la Grande Orsa, ma Venere stessa, ch’ebbe nome plurale un tempo, prima che si conoscessero le due sue apparizioni"; l’approccio comparativo resta il cuore dell’indagine[…]"[1]. 
Schiaparelli si era espresso così su Flammarion: “la dottrina della pluralità dei mondi abitati da esseri viventi e intelligenti ha trovato ardente apostolo in Camillo Flammarion, dotto e immaginoso scrittore, nel quale la scienza copiosa ed ordinata dei fatti d’osservazione non impedisce l’esercizio di una fantasia potente... egli si è proposto di sottrarre questo tema alla fantasia dei poeti... di dargli così tutto quel grado di logica consistenza e di probabilità empirica di cui è capace l’apparato scientifico” [2]
L'ipotesi di Schiaparelli sui canali marziani costruiti fu salutata da Callegari scomodando famosi ingegneri: “[…]da far impallidire i Sesostri, i Ramesse, i Lasseps sulla Terra!” [3]
Poi, come già detto, lo studioso veronese prese un altra direzione nel suo sforzo di conoscenza.
Schiaparelli si ritirò nel 1898 dalla sua attività di osservatore, a causa delle sue condizioni di salute e dell'inquinamento luminoso che a Milano cominciava già allora ad essere un problema per gli astronomi! Ma rimase fedele alle sue teorie. Negli ultimissimi anni, le esplorazioni su Marte sembrerebbero adirittura ridargli un briciolo di ragione…

BIBLIOGRAFIA

[1] CALLEGARI G. V., RINONAPOLI L. V., La discesa di Isthar all’Inferno, Cagliari 1903, Bullettino Bibliografico della Rivista di Storia Antica, nuova s., a. VII, fasc. 2/3, 1904; id., Peregrinazioni mitologiche contributo alla mitologia comparata di G. V. Callegari, Castaldi, Feltre 1909, pp. 10-12; 
[2] SCHIAPARELLI G., L’astronomia nell’Antico Testamento, Hoepli Milano 1903
[3] CALLEGARI G. V:, Flammarion, Firenze 1910/ Napoli (CATALOGAZIONE GIA’ ESISTENTE: Biblioteca Civica Verona - 179.1 2669/13; Biblioteca Civica Rovereto - W 51.18 (3.))
Inoltre. G De FLORENTIS, I Pianeti e le Stelle, De Vecchi Editore 1977