mercoledì 16 dicembre 2015

Giovanni Virginio Schiaparelli



Premettiamo che, nello stesso diminio ch ospita questo blog, ne è presente già un altro interamente dedicato a Giovanni Virginio Schiaparelli (http://centenarioschiaparelli.blogspot.it/), compilato nel 2011, che è stato un'indubbia fonte di ispirazione e dati.

All'osservatorio astronomico di Brera in Milano, nella seconda metà dell'800, visse ed operò Giovanni Virginio Schiaparelli, studioso di varie branche della scienza naturale, ma soprattutto astronomo.
Il telescopio a rifrazione Merz
in restauro all'osservatorio di Brera

Egli, servendosi di un rifrattore Merz acquistato grazie ad un finanziamento, osservò a lungo la superficie di Marte, individuandovi delle linee, che non esitò a chiamare canali e a classificare come presunto frutto di intelligenza e laboriosità di esseri viventi.

In reazione alle sue ipotesi, il mondo si divise tra scettici ed entusiasti. In questo secondo gruppo troviamo anche Callegari, oltre ad uno dei suoi maestri riconosciuti, Camille Flammarion, e a Percival Lowell, altro pioniere dell'astronomia e scopritore tra l'altro del pianeta Plutone (chiamato con questo nome in quanto cominciava con le iniziali di Lowell).
Le posizioni sin troppo nette di scienziati come Lowell causeranno una sorta di mania frenetica sulla vita extraterrestre, che avrà il suo culmine nella famosa psicosi scatentata dalla trasmissione radiofonica di Orson Welles.
In realtò, delle affermazioni di Schiaparelli molte si rivelarono col tempo errate. Le "nuvole di vapore acqueo sulle superficie di Marte" furono riconosciute da W. Campbell come appartenenti all'atmosfera terrestre, e W. Stoney dimostrò che l'tmosfera marziana non era in gradi di trattenere un gas così leggero. E, basandosi sulle osservazioni di E. Maunder (macchie solari), Antoniadi e Cerulli osservarono il pianeta rosso con più precisione - servendosi di strumenti più evoluti, non dimenticando anche che la vista di Schiaparelli era già difettosa e in continuo peggioramento - concludendo che le linee classificate come canali erano in realtà successioni di punti.
Questo però avvenne quando Callegari aveva quasi abbandonato gli studi astronomici. Egli vi era arrivato partendo dall'opera di Flammarion di cui abbiamo già parlato in un post del 2013. 
Saputo del lavoro di Schiaparelli, Callegari scrisse della ricerca critica sulle osservazioni astronomiche contenute nelle Sacre Scritture ebraiche, istituendo confronti con i monumenti babilonesi: "Mazzaroth non dev’esser già la Grande Orsa, ma Venere stessa, ch’ebbe nome plurale un tempo, prima che si conoscessero le due sue apparizioni"; l’approccio comparativo resta il cuore dell’indagine[…]"[1]. 
Schiaparelli si era espresso così su Flammarion: “la dottrina della pluralità dei mondi abitati da esseri viventi e intelligenti ha trovato ardente apostolo in Camillo Flammarion, dotto e immaginoso scrittore, nel quale la scienza copiosa ed ordinata dei fatti d’osservazione non impedisce l’esercizio di una fantasia potente... egli si è proposto di sottrarre questo tema alla fantasia dei poeti... di dargli così tutto quel grado di logica consistenza e di probabilità empirica di cui è capace l’apparato scientifico” [2]
L'ipotesi di Schiaparelli sui canali marziani costruiti fu salutata da Callegari scomodando famosi ingegneri: “[…]da far impallidire i Sesostri, i Ramesse, i Lasseps sulla Terra!” [3]
Poi, come già detto, lo studioso veronese prese un altra direzione nel suo sforzo di conoscenza.
Schiaparelli si ritirò nel 1898 dalla sua attività di osservatore, a causa delle sue condizioni di salute e dell'inquinamento luminoso che a Milano cominciava già allora ad essere un problema per gli astronomi! Ma rimase fedele alle sue teorie. Negli ultimissimi anni, le esplorazioni su Marte sembrerebbero adirittura ridargli un briciolo di ragione…

BIBLIOGRAFIA

[1] CALLEGARI G. V., RINONAPOLI L. V., La discesa di Isthar all’Inferno, Cagliari 1903, Bullettino Bibliografico della Rivista di Storia Antica, nuova s., a. VII, fasc. 2/3, 1904; id., Peregrinazioni mitologiche contributo alla mitologia comparata di G. V. Callegari, Castaldi, Feltre 1909, pp. 10-12; 
[2] SCHIAPARELLI G., L’astronomia nell’Antico Testamento, Hoepli Milano 1903
[3] CALLEGARI G. V:, Flammarion, Firenze 1910/ Napoli (CATALOGAZIONE GIA’ ESISTENTE: Biblioteca Civica Verona - 179.1 2669/13; Biblioteca Civica Rovereto - W 51.18 (3.))
Inoltre. G De FLORENTIS, I Pianeti e le Stelle, De Vecchi Editore 1977

mercoledì 4 novembre 2015

Annuncio: il secondo volume su Callegari è disponibile, ecco un estratto

Dopo due mesi di duro lavoro, soprattutto scolastico, siamo in grado finalmente di comunicarvi che il secondo volume del progetto editoriale su Callegari è disponibile! Fate click sulla solita area sopra l'elenco del link, qui a destra, per ordinazione e dettagli. 
Eccovi un piccolo estratto, e una foto scattata personalmente da noi al Museo Archeologico di Genova durante un esposizione della Collezione Lunardi. 
Contiamo ora di riprendere presto la pubblicazione di post con una certa frequenza, impegni permettendo.

Nel 1933 Callegari giungeva d’altronde a concludere questo suo ostinato tentativo di valorizzazione delle collezioni precolombiane italiane. Veniva organizzata infatti in Maggio a Roma presso il Palazzo della R. Calcografia la “Mostra dell’Arte antica dell’America Latina” per iniziativa della Direzione generale delle Antichità e Belle Arti: vi convergevano le collezioni torinesi, genovesi, del Museo Pigorini, come del Museo di Antropologia ed Etnologia di Firenze. Lo studioso veronese collaborò alla pubblicazione del libretto illustrativo della mostra, composto di trentasette pagine e di nove tavole raffigurative: in particolare firmò la presentazione e l’elenco con brevi cenni descrittivi dei reperti. […]

Proseguivano però le “difficoltà” editoriali. Seguiamo ancora le tracce bibliografiche di Franco Venturi: “(Callegari) nel maggio del 1935 riesce a realizzare, con la Biblioteca d’Arte di Roma, un progetto per la pubblicazione di un’opera assai importante: Arte antica d’America nei musei d’Italia, con 64 tavole, prefazione e testo esplicativo. Purtroppo l’improvvisa scomparsa del  direttore di questa casa editrice, Mario Recchi, impedisce l’effettuazione di tale opera[…]”. Nel fondo inedito della Civica ho ritrovato alcuni documenti che si riferiscono anche a questa “scommessa” editoriale mancata (“magnifico progetto che probabilmente nessun altro - credo - penserà di condurre a termine”, chiosava Callegari nelle sue memorie del 1941) e che dimostrano come essa già dal 1933 era decisamente in fase avanzata di sviluppo.

[…] il Segretario del Centro Italiano di Studi Americani di Roma Ruggero Mazzi scrive l’11 Marzo 1942 una lettera al professore veronese per “gradito incarico dell’Ecc. Pettazzoni” al fine di chiedere di “inviare al Centro l’articolo sulle Suppellettili Maya […] che sarà esaminato… per una eventuale pubblicazione nei nostri Quaderni”; il nostro risponde il 15 Marzo inviando il dattiloscritto di “Suppellettili antiche dei Maya nei musei di Torino, Firenze e Roma”, corredato da diciotto fotografie originali dei reperti e concludendo “gradirò un gentile cenno… lieto se favorevole” (la richiesta non ebbe seguito dai documenti che ho consultato).
Pendente Maya ritrovato in Costa Rica
(dalla Collezione Lunardi)

lunedì 31 agosto 2015

Callegari all'Accademia degli Agiati a Rovereto


L'Accademia degli Agiati di Rovereto (Trento) è un'associazione culturale, che ancora oggi, dopo due secoli e mezzo di vita, può vantare una fama ed un seguito indiscussi.
Callegari ne è stato apprezzato socio, e ha avuto in quella sede incontri importanti come quello con il poeta e letterato Lionello Fiumi.
Possiamo trovare documenti sullo studioso conservati nel curato archivio roveretano.

Accademia degli Agiati di Rovereto, Fondo Registro dei soci, scatola 115, n. 702.1 Dati biobibliografici, schede personali, materiale relativo all’attività scientifica

“Giornale di Genova” 24/10/28, Lionello Fiumi
Confidenze di un americanista d’Italia. Guido Valeriano Callegari l’eterno reduce - Gli italiani al Congresso Internazionale di New York - Scienziati di venti paesi - La ricca messe di comunicazioni - Alla casa degli italiani
“il più dotto messicologo d’Italia, asso in fatto di studi precolombiani[…] nel medesimo alberguccio affumicato di Roue du Foubourg Saint-Honoré dove lo intervistai lo scorso inverno quando tornava dal Messico, glorioso di una scoperta archeologica di prim’ordine”, quella della tomba mixteca della principessa Donaij[…] sono giunto dal XXIII Congresso Internazionale degli Americanisti di New York[…] graditi compagni il dott. Cipriani docente di Antropologia dell’Università di Firenze e il prof. Tagliavini docente in Lingue Romanze dell’Università di Nimega[…] fu interessante la relazione di Antropologia del Cipriani[…] di Tagliavini, che invitò a raccogliere i manoscritti di linguistica presenti nelle Biblioteche italiane in vista di una catalogazione generale”, “delle nostre istituzioni furono presenti solo la Società Italiana di Antropologia[…] “le relazioni hanno avuto una ripercussione notevole nel mondo degli studiosi[…] la relazione Kroeber sulle relazioni culturali tra le due Americhe, quella di Uhle sull’origine dell’uomo americano e sulla civilizzazione del continente, di P. Gusinde sui miti del Sud America, del Reichard sulle forme dell’arte antica americana, di P. Koppers sulla mitologia delle civiltà remota comparata tra Australia e Sud America, un tema da romanzo affascinante”, ma particolare riguardo alle relazioni “di Morley su Chic’en Itzà, sui nuovi scavi, di Termer sui Quichè, di Penck sull’origine dell’uomo americano, di Blom sulle ultime esplorazioni delle regioni Maya[…] mi interessarono in modo particolare, date le mie predilezioni

“Cronache letterarie” 30/4/1911, copia di G. V. Callegari, “Arte antica Occidentale 1. La pittura nell’Antico Messico”,

Una schedina manoscritta in cui è annotato “Callegari G. V., Saggio di mitologia comparata, Rovereto 1914”

Copia di un depliant illustrato della casa editrice del Beato Angelico di Milano per promuovere vendita per sottoscrizione di “L’Enigma Maya” di G. V. Callegari

Due schedine dell’Archivio dell’Accademia Roveretana degli Agiati di Scienze, Lettere e Arti di Rovereto, che riportano annotazioni anagrafiche:
Titoli accademici (I) - ib. doc. ant. amer. Un. Cattolica del Sacro Cuore 1928-1935;
Notizie personali (I)  - docente in Antichità Americane presso l’Università Cattolica di Milano;
Pubblicazioni e rapporti particolari con l’Accademia - ibliografia americana, Verona pp. 19 1906/1950, Curriculum vitae e pubblicazioni americane, Don Bosco Verona 1906-1954[…] Il Cavalier Lorenzo Boturini-Benaduci, in Atti s. II, vol. XII (1916?), La tradizione del diluvio, Atti s. III, vol. XII, fasc. I 1906[…] Saggio di mitologia comparata, Atti s. IV, vol. I[…] Sul Druidismo nell’antica Gallia 1904[…] L’Antico Messico 1907, Peregrinazioni mitologiche 1909[…]  La mia escursione archeologica in Messico 1923[…] Maya Ars 1932[…] La civiltà degli antichi Chibcha 1942, L’agricoltura nelle antiche civiltà precolombiane 1941/1942 Atti dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, 1944 Popol Vuh prima traduzione italiana in corso di stampa;
Ulteriori notizie (II) invitato dal Governo messicano nel 1923 e nel 1927, delegato dal Governo Italiano ai Congressi Americanistici Internazionali del 1908, 1924, 1926, 1928, 1930, 1932, 1935, 250 regolari lezioni universitarie, molte conferenze con proiezioni, membro permanente di parecchie accademie scientifiche.

Accademia degli Agiati di Rovereto, Fondo Registro dei soci, scatola 115, n. 702.2 Corrispondenze con l’Accademia del socio Guido Valeriano Callegari

Cartolina postale, Callegari a Cav. Carlo Teodoro Postinger, Presidente dell’I. R. Accademia Roveretana degli Agiati, 31/05/1909 da Feltre - Schiaparelli, Astronomia e cosmografia babilonese
Cartolina postale, Callegari a Segretario dell’I. R. Accademia Roveretana degli Agiati, 11/03/1914 (Antonio Zandonati, nda) da Padova - Saggio mitologia comparata, stampa tipografica, invio a Sorbonne a Parigi.

LINK

Voce Wikipedia su Lionello Fiumi
Sito dell'Accademia degli Agiati

"L'Aldilà dei Nahua": dsegno a china raffigurante
la divisione dell'oltretomba secondo quella popolazione,
argomento citato nell"Enigma Maya"-


giovedì 2 luglio 2015

Una grande opera mai realizzata


Questa è un'anticipazione del nuovo libro sulle collezioni americanistiche che speriamo di completare presto.

Scrive Franco Venturi [1]: “(Callegari) nel maggio del 1935 riesce a realizzare, con la Biblioteca d’Arte di Roma, un progetto per la pubblicazione di un’opera assai importante: Arte antica d’America nei musei d’Italia […] Purtroppo l’improvvisa scomparsa del  direttore di questa casa editrice, Mario Recchi, impedisce l’effettuazione di tale opera...”. 
Nel fondo Inedito Callegari della Biblioteca Civica di Verona, troviamo diversi documenti su questo “magnifico progetto che probabilmente nessun altro - credo - penserà di condurre a termine”, come Callegari scrive nelle sue memorie del 1941:
- una lettera intestata “Biblioteca d’arte Editrice” - Palazzo Ricci - Roma, del direttore editoriale Mario Recchi a Guido Valeriano Callegari, datata 15 Luglio 1933, in cui si stabilivano accordi per ottenere dalle Ambasciate e dai Consolati latino-americani sussidi alla pubblicazione di un libro. 
- una lettera del 21 Agosto 1933 il Consul du Mexique J. Rodolfo Lozada rassicurava Guido Valeriano Callegari: “creo que atiendo a los numerosos amigos que tien usted en el mondo americanista, serà possible colocar algunas subscriptiones”; 
- una lettera del 3 Maggio 1935 intestata “Biblioteca d’arte Editrice”- Palazzo Ricci Roma del direttore Mario Recchi a Guido Valeriano Callegari, sui finanziamenti per la pubblicazione di “Arte precolombiana nei Musei d’Italia”; 
- una copia della sottoscrizione internazionale per la pubblicazione e fornitura del testo “Precolumbian Antichities in Italian Museums with about 100 Illustrations and a Bibliography” di G. V. Callegari “lecturer of American Antichities of Italian University” edito dalla Biblioteca d’arte di Roma, dove si legge “The Italian prehistoric Museums contain a large material of precolumbian art and archeology, certainly important... most important pieces of the Museums in Turin, Genoa, Florence, Rome et other cities", nonché accenni sulla sua distribuzione "according to geographical and chronological order: Mexico, America Centrale...” [2].
Apprendiamo che, in realtà, l'opera non fu mai portata a termine da diversi scritti, rintracciabili sempre nel Fondo:
- un gruppo di carte dattiloscritte che costituiscono più copie dello stesso scritto, e riportano diverse datazioni in penna, dal 1938 (la versione inglese) al 1941 (l’ultima modificata italiana);
- scritti, successivo al 1934, quindi dopo che la collaborazione con la Rivista del Touring Club Italiano è terminata, dove non v’è traccia di pubblicazione nelle bibliografie varie edite o manoscritte che ho esaminato, ad eccezione di un accenno sulla memoria di Callegari del 1941 ad una eventuale stampa sulla rivista di divulgazione “L’Illustrazione del medico”, che però risulta irreperibile;
- il ritrovamento della sottoscrizione per il volume della Biblioteca d’arte di Roma, che lascia intendere che si tratta di un progetto editoriale fortemente connesso a quello, e le datazioni così distanti confermano che quell’ambizioso programma non fu poi realizzato.

[1] F. Venturi, Guido Valeriano Callegari, libero docente di antichità americane, “Civiltà veronese”, a. II, n. IV, 1989, pagg. 76-78
[2] (15) BCVr, FIC, lettera intestata “Biblioteca d’arte Editrice”-Palazzo Ricci Roma del direttore editoriale Mario Recchi a Guido Valeriano Callegari, 15 Luglio 1933; lettera 21 Agosto 1933 del Consul du Mexique J. Rodolfo Lozada a Guido Valeriano Callegari; lettera 3 Maggio 1935 intestata “Biblioteca d’arte Editrice”- Palazzo Ricci Roma del direttore Mario Recchi a Guido Valeriano Callegari, copia della sottoscrizione internazionale per il testo “Precolumbian Antichities in Italia Museums... with about 100 Illustrations and a Bibliography”

sabato 30 maggio 2015

Federico Lunardi

In una busta del Fondo Callegari della Biblioteca Civica di Verona, troviamo una lista di testi che trattano argomenti relativi alla popolazioni native americane. In particolare, ad un tratto, si legge: "i testi di Lehmann del 1938, di Diego de Landa del 1928, di Lunardi, di Mimenza Castillo".
Non vi sono altre indicazioni su Lunardi, ma tutto lascia supporre che il riferimento sia ai "libretti" dell'arcivescovo Federico Lunardi, nunzio apostolico del Vaticano, stabilitosi in vari paesi della'America Centro-Meridionale, dal 1920 alla sua morte (1954).
Callegari non risulta averlo mai fisicamente incontrato, poiché Lunardi non è mai stato in Messico, e ha lasciato Cuba quando lo studioso doveva ancora mettervi piede.
Federico Lunardi, per tutta la sua esistenza, ha avuto l'abitudine di annotare tutto ciò che scopriva a mano a mano, sui dei piccoli libri, per l'appunto, dai quali poi ha ricavato diverse opere, stampata quasi tutte in spagnolo e portoghese. Ma non si è limitato a scrivere: ha collezionato una cospicua quantità di reperti archeologici, formando così la Collezione Lunardi.
Le foto che seguono sono state realizzate durante un'esposizione della collezione a Genova.

Bibliografia

Fondo Callegari Bib. Civ. Verona
Wikipedia





mercoledì 29 aprile 2015

Callegari in Europa

Lionello Fiumi, poeta trentino, nel 1928 intervista Callegari per "Italiani nel mondo". L'articolo, conservato nel Fondo Callegari in una busta contenente ritagli di giornale - così come un'altro, sempre di Fiumi ma posteriore - è leggermente deturpato dallo sforzo propagandista di Fiumi (il sottotitolo è: “L’uomo che ha scoperto la tomba della Giovanna d’Arco messicana. Il Messico visto da uno che ci viene - Un figlio dimenticato - Gli italiani e il prestigio del Duce”), ma ci fornisce un panorama delle attività di Callegari in quel periodo, e in particolare della sua ricerca e delle sue conoscenze in tutta Europa, specie a Parigi.

Sempre nel fondo, vi sono molti materiali a testimoniare l'impegno di Callegari all'estero, da aggiungere a quello nei vari musei italiani.
Si trovano fotografie e cartoline di reperti d’arte amerindiana nelle collezioni del museo Trocadero, tra le quali 22 cartoline postali ("Ars Americana", collection d’etudes et de documents, Paris Bruxelles 1930?, p. 2: si ricorda l’”Exposition des Artes anciens de l’Amerique organisèe en mai 1928 au Pavillon de Marsan a Paris avec le concours de nombreuses collections françaises et étrangères - en particulier des collections encore si mèconnues du Musée d’Ethnographie du Trocadéro” , forse a quella mostra appartengono le cartoline della serie, (Callegari è nel 1928 a Parigi facendo tappa nel secondo viaggio di ritorno dal Messico, ne è testimonianza l’intervista con Lionello Fiumi).
E tra le varie immagini
Aztec in pietra grigia 45 cm., statuetta in calcare, cm. 33, accovacciata;
Aytec cm. 10 (vedi foto 1) e in giadeite cm. 6, (maschere funebri) (vedi foto 1);
Aytec, pietra nera scura, una maschera facciale in granito zapoteka 39 cm. in due pose (frontale e laterale) (vedi foto 2);
Aytec con frammento a base grigia, 18 cm.;
Olmec di argilla grigia , frammento di figura infantile;
Aytec in pietra rame verdastra;
Aytec in giadeite cm. 28;
Olmec statutetta fittile;
un idolo in pietra rossa di 52 cm.;
Tlaxcalu in pietra grigia di 38 cm.;
un idolo in quarzo arcarica di Chaldinteizque 45 cm. (statuetta fittile con decorazioni evidenti nella collana, negli enormi orecchini e nel copricapo) (vedi foto 3);
idolo accovacciato di donna, grande collana e orecchini decorati, in pietra basaltica di 44 cm.;
idolo in lava grigia di 40 cm., idolo in pietra; statuetta fittile Maya non identificata, forse in basalto;
idolo procondeio, scultura totomaca rappresentante sacrificio umano 60 cm.;
statua di figura umana, per analogia di fondale;
carte postale di un idolo di pietra di 25 cm. Nahua;
carte postale di urna funeraria di terracotta zapoteka di cm. 45;
cartolina postale di idolo in terracotta di 62 cm., Triuxtla Olmec.

Abbiamo anche fotografie e cartoline di reperti d’arte amerindiana nelle collezioni dei musei austriaci, tedeschi ed inglesi, 8 cartoline postali e due foglietti a stampa come elenco. Ecco le immagini: 
vaso antico di giadeite (“British Museum”);Aztec in giadeite, British Museum;
British Museum, Mixtec, nel retro piatta pietra;
un Aytec Chaldinteizque di 28 cm., statuetta fittile con copricapo e ornamento da parata come grandi orecchini, femminile;
British Museum, guerriero azteco, idoletto fittile con ornamenti rituali in granito o basalto (caratteristiche femminili), ritrovati assieme alle precedenti cartoline (vedi foto 4).
L'altro foglietto elenca:
post card di Wien, Naturhistorisches Museum, Tonfigur mit Tanzrasseln am Gürtel Zapotekish (vedi foto 5);
stampa da un testo edito, rappresenta un idolo in terracotta, un fischietto con icona di ballerina che stava attaccato ad una cintura, reperto della civiltà zapoteka;
post card di statuetta d’arte zapoteka, “Museo Völkerkunde di Berlino 21/3/1936 a Callegari” un amico che scrive in francese nel retro;
carte postale de Il bevitore, idolo in terracotta, da Berlino.
Inoltre due foglietti a stampa dattiloscritti in inglese che raccolgono le didascalie di una serie di cartoline raccolte in un pacchetto intitolato “A series of Postcards. The ancient Maya of Central America”, titolo della mostra organizzata presso il British Museum London nel Marzo 1923.



Foto 1 - Trocadero, Parigi
Foto 2 - Trocadero, Parigi 
Foto 3 - Trocadero, Parigi
Foto 4 - British Museum, Londra
Foto 5 - Naturhistorisches Museum, Vienna

giovedì 19 marzo 2015

Le collaborazioni in tutto il mondo

Nonostante la necessità non sempre agevole di conciliare questi interessi con i tempi e i modi del lavoro d’insegnante di geografia e storia, che svolse regolarmente nelle scuole tecniche del Veneto, la passione spinse Callegari a sostenere frequenti e importanti contatti con gli studiosi stranieri più eminenti attraverso la partecipazione regolare ai congressi americanistici internazionali. Per dirla con le parole di Franco Venturi, “vincoli di profonda amicizia lo legavano a Pigorini, Mantegazza, Mochi, ad Antonio Mordini di Barga, esploratore delle Guyane, ad Antonielli col quale organizzò come segretario generale il Congresso Internazionale degli Americanisti a Roma nel 1926” [1]; del Congresso, svolto a Roma nel 1926, abbiamo un valido resoconto nella rivista “Colombo” dello stesso anno. Callegari su invito del Ministero degli Esteri, si stabilì a Roma per sei mesi e riuscì ad organizzare il tutto, anche grazie all’aiuto di seri collaboratori quali il professor Antonielli, direttore del museo etnografico Luigi Pigorini, e il professor Riccardi dell’Università di Roma; il Nostro fu segretario generale e, come riferisce egli stesso: “Facemmo, per quanto novizi, una discreta figura, come ben si può vedere dagli atti pubblicati nel 1928” [2]; “in seguito partecipò al Congresso di Amburgo con l’esploratore delle Guyane, Antonio Mordini di Barga... nel 1932 fu inviato come delegato ufficiale dell’Italia al congresso de La Plata, dove ebbe modo di rinsaldare col direttore di quel museo, professor Gioacchino Frenguelli, antichi vincoli d’amicizia e dove poté studiare le ricche collezioni dei musei di Buenos Aires e di La Plata. A tale riunione ebbe modo di mettersi in luce grazie all’incarico ufficiale, datogli dal Ministro dell’Educazione Nazionale e dalla Reale Accademia d’Italia, e venne nominato presidente per la sezione di archeologia americana. Egli presentò due comunicazioni, coadiuvate da lunghe proiezioni, l’una sull’atlatl antico, propulsore di frecce messicano, squisitamente scolpito in legno e oro, che era stato da poco acquistato dal Museo Preistorico del Collegio Romano; l’altro intervento fu un saggio notevole... sul metodo d’insegnamento per volgarizzare e facilitare lo studio dell’archeologia americana” [3].
La Cattedrale di La Plata, inaugurata lo stesso anno
del congresso degli americanisti, il 1932, sebbene
ancora incompleta. (da Wikipedia)
A seguito di questa attività “istituzionale” Callegari iniziava corsi universitari regolari di “antichità americane” presso l’Università cattolica di Milano e organizzava la mostra d’Arte Antica del’America Latina nel maggio 1933 con la collaborazione dell’Accademico d’Italia Paribeni e del già ricordato Antonielli della Direzione generale delle Antichità e Belle Arti, nonchè del peruanista Giuseppe Mazzini: di ciò il professore scrisse in un articolo per la rivista del Touring Club “Le vie d’Italia e del mondo” e soprattutto compilò il libretto illustrativo della rassegna [4]. Agli inizi degli anni Trenta la sua attività intellettuale cominciava così ad orientarsi sulla valorizzazione del patrimonio artistico precolombiano presente nelle collezioni pubbliche e private italiane di Torino (Museo Civico, Istituto di Antropologia dell’Università), Firenze (Museo di Antropologia ed Etnologia), Genova (Collezioni civiche) e Roma (Museo Pigorini), che a più riprese dal 1914 egli aveva schedato e descritto, come nel precedente articolo su questa collana ho dimostrato sulla base del carteggio inedito. Nel 1934 Callegari pubblicava il saggio “Per un catalogo sistematico della suppellettile archeologica dell’Antica America, esistente nei nostri Musei”, negli Atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze, che costituisce forse il risultato complessivo e “critico” terminale di quest’opera di valorizzazione del patrimonio museale italiano [5].
Se l’“appassionato americanista” riceveva onori e riconoscimenti istituzionali, era incapace ad ogni modo di realizzare concreti ed efficaci “progetti editoriali” adeguun progetto per la pubblicazione di un’opera assai importante: Arte antica d’America nei musei d’Italia, con 64 tavole, prefazione e testo esplicativo. Purtroppo l’improvvisa scomparsa del  direttore di questa casa editrice, Mario Recchi, impedì l’effettuazione di tale opera...” [6]. In questo contesto riveste gran importanza, a mio parere, il materiale inedito rinvenuto nella Biblioteca Civica e in particolare il fitto e corposo carteggio dello studioso veronese con Pietro Gorgolini per la costituzione di un Centro studi di arte americana, siglato C. I. S. A., che costituisce una tappa significativa nella vita culturale di Callegari, ma nel contempo è uno “spaccato” interessante sulla politica culturale del fascismo, oggi peraltro tornato di attualità per la recente riapertura, dopo aver ricevuto prestigiose donazioni e aver informatizzato i supporti di ricerca, della Library del Centro studi americani [7],  in quel palazzo Antici-Mattei in via Caetani a Roma che è pure un sito significativo della nostra storia.
ati alle sue ambiziose ricerche culturali: la collaborazione sulle riviste popolari e divulgative continuava assiduamente (tra le tante “Cultura moderna”, “Scienze per tutti”, la rivista d’arte e di cultura varia “Emporium”), mancava però la realizzazione di edizioni più articolate e ambiziose dei suoi studi. Nel carteggio inedito ho trovato alcune lettere del direttore editoriale della “Biblioteca d’arte editrice” di Roma Mario Recchi, risalenti al 1933 e alla primavera del 1935, per cui egli si accordava per cercare sussidi presso le Ambasciate e i Consolati latino-americani e vagliava i finanziamenti per quello che Venturi ha definito “

BIBLIOGRAFIA

[1] VENTURI F., Per un recupero del patrimonio americanistico veronese: dal Fondo Callegari alle terrecotte del museo comboniano, in Atti della giornata di studi Verona 20 Aprile 1991, “L’Americanistica italiana e le collezioni precolombiane in Italia” a cura di M. Sartor, CLEUP 1993, pag. 15; 
CALLEGARI G. V., “Il Hamachayatl” del Regio Museo Preistorico Etnografico L. Pigorini del Collegio Romano, “Archivio per l’Antropologia e l’Etnologia”, vol. L, fasc. IV, Firenze 1920, pag . 5; 
CALLEGARI G. V., Scultura, lapidaria e oreficeria nel Messico precolombiano, su “Dedalo”, a. III, vol. III, Milano 1923, pagg. 560-567; 
CALLEGARI G. V., Alcuni oggetti messicani antichi del Museo Antropologico Etnologico di Firenze, Firenze 1914/ Feltre Castaldi 1914, pag. 7.
[2]  VENTURI F.,  Guido Valeriano Callegari, libero docente di antichità americane, “Civiltà veronese” a. II, n. IV, sett. 1989, , pagg.  80- 81.
[3] VENTURI F., Guido Valeriano... (vedi [2]), pagg. 81, 83;
CALLEGARI G. V., America Precolombiana. Un sessennio di scoperte archeologiche 1925-1930, Atti della Società italiana per il Progresso delle Scienze, riunione XXI - Roma Ottobre 1932, vol. IV, estratto, pagg. 11-14;
CALLEGARI G. V., Observaciones sopra la enseñanza de la Americanistica en las escuelas superiores de Europa, in “Sanderabdruck aus den Verhandlungen des XXIV Internationalen Americanistischen Kongresses Hamburg  September 1930”, Hamburg 1931, pagg. 32-35; CALLEGARI G. V., Il XXV Congresso internazionale degli americanisti a La Plata, in “Atti dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona”, s. V, vol. XI, 1933, estratto, pagg. 1-12 ( anche in “Vita e pensiero”, a. XIX, vol. XXVI, 1933 e in “Aevum”, a. VII, 1933).
[4] VENTURI F., Guido Valeriano... op. cit., pag. 81;
VENTURI F., Per un recupero... op. cit., pag. 15;
CALLEGARI G. V., Arte antica dell’America Latina, “Le vie d’Italia e del mondo” rivista TCI, Milano Lacroix, 7 Luglio 1933, pagg. 4, 5, 8, 16, 22; a cura della Direzione Generale delle Antichità e delle Belle Arti,  Mostra d’arte antica dell’America latina, Roma 4 Maggio-20 Giugno 1933, Istituto Poligrafico dello Stato Roma 1933, pagg. 37 con 9 tavole.
[5] CALLEGARI G. V., Per un catalogo generale sistematico della suppellettile archeologica d’America esistente nei nostri musei, Atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze - XXIII Riunione di Napoli 17 Ottobre 1934, vol. III comunicazioni di classe B scienze morali e archeologiche Firenze 1935, pagg. 68-71;
CALLEGARI G. V., Suppellettili precolombiane del Museo Nazionale d’Antropologia ed Etnologia di Firenze, “Le vie d’Italia e dell’America Latina” rivista Touring Club Italiano, a. VI, Dicembre 1932, pagg. 4-7;
CALLEGARI G. V., Scultura, lapidaria... (vedi [1]), pagg. 560-567, 542;
CALLEGARI G. V., Alcuni oggetti messicani... (vedi [1]), pagg. 9-16; BCVr, FIC, carta manoscritta di Guido Valeriano Callegari, intitolata “Rubrica oggetti appartenenti antico Messico e Centroamerica”, senza data; minuta d’articolo manoscritta del Callegari, intitolata “Oggetti d’arte antica Messicana nel Museo d’antichità di Torino”, senza data; una serie di carte manoscritte e minute in matita, sparse, del Callegari, intitolate “Nota delle antichità messicane” (1916); minuta di articolo manoscritta ad inchiostro del Callegari, intitolata “Oggetti precolombiani nell’Istituto d’Antropologia dell’Università di Torino”, senza data; carta dattiloscritta intitolata “Collezioni civiche americane di Genova”, datata 8 Aprile 1833;
CALLEGARI G. V., Oggetti d’arte antica messicana nel Regio Museo d’antichità di Torino, “Italia e Messico”, Roma 11 Dicembre 1922;
CALLEGARI G. V., La raccolta d’oggetti precolombiani del Museo d’antichità di Torino, “Emporium” fasc. VII, Luglio 1924, pagg. 3-6;
CALLEGARI G. V., Oggetti precolombiani all’Istituto d’Antropologia della Regia Università di Torino, “Vie d’Italia e dell’America Latina”, rivista TCI a. V, Maggio 1931, pagg. 45-48;
CALLEGARI G. V., Per una raccolta di antichità precolombiane, “Marzocco” 13 Dicembre 1925, tesi anticipate nella monografia Per una raccolta di oggetti precolombiani in Italia del settembre di quell’anno e proseguito nello stesso dicembre con Ancora su una raccolta di antichità americana in Italia, come risulta dalle carte private manoscritte dello studioso considerate in Venturi F., Per un recupero del patrimonio... op. cit., pag. 16.
[6] BCVr, FIC, lettera intestata “Biblioteca d’arte Editrice”-Palazzo Ricci Roma del direttore editoriale Mario Recchi a Guido Valeriano Callegari, 15 Luglio 1933; lettera 21 Agosto 1933 del Consul du Mexique J. Rodolfo Lozada a Guido Valeriano Callegari; lettera 3 Maggio 1935 intestata “Biblioteca d’arte Editrice”- Palazzo Ricci Roma del direttore Mario Recchi a Guido Valeriano Callegari; Venturi F., G. V. Callegari... op. cit., pag. 82-83.
[7] "La Repubblica", 13 Settembre 1997

sabato 7 febbraio 2015

Francisco Javier Clavijero


Molti manoscritti di Callegari traggono ispirazione dal lungo lavoro di ricerca di Francisco Javier Clavijero.

Costui era uno studioso del Messico preispanico, probabilmente uno dei maggiori che la storia ricordi.

Era nato il 9 ottobre 1731 a Vera Cruz, da una famiglia ispanica benestante. Da giovanè imparò più lingue indigene. Per sua fortuna, dopo "pentimenti" come quello di Diego De Landa - il governatore che fece distruggere migliaia di testi in lingue precolombiane considerandoli "diabolici", ma poi, ravvedutosi, passò il resto della sua vita a cercare di ricostruire quello che aveva cercato di cancellare - non vi era più, anche nelle scuole cristiane, l'obbligo di evitare tutto ciò che non venisse dalla religione e dalla cultura crstiana.
Per cui, Clavijero coltivò i suoi interessi anche nel Collegio di San Jerónimo e poi a Puebla.

Diventò gesuita a Tepotzolán nel 1748, studiando poi il greco, l'ebraico e altre lingue indoeuropee; ma seguitò a studiare le più importanti lingue indigene, il nahuatl, l'otomé e il mixteco, nelle quali compose orazioni e poesie.

Dovette lasciare il Messico a seguito del movimento contro i Gesuiti e della loro espulsione, nel 1767. Scelse l'Italia, vivendo a Ferrara e poi a Bologna.
Fondò un'accademia, "Le Herarie", e basandosi su quello che aveva portato dal Messico, completò la sua Storia Antica del Messico, presa come fonte inestimabile di informazioni da vari studiosi futuri. Altra sua opera fu la Storia di California, pubblicata in collaborazione col fratello Ignacio.
Nel 1783 fu colpito da una malattia grave, e dovette abbandonare quasi tutte le attività. Morì a Bologna il 2 aprile 1787.
C'è un suo busto commemorativo nella "Rotonda de las Personas Ilustres" a Città del Messico.

Callegari anni dopo, attorno al 1931, compirà studi nel contesto del ritrovamento di manoscritti originali dell’opera del religioso presso la Biblioteca Comunale di Bologna.
In una cartella di conservazione della Biblioteca Civica veronese, intitolata nel dorso “Prof. Callegari. Varie”, si possono trovare:
- manoscritti di Guido Valeriano Callegari raccolti in un foglio che riporta in matita rossa l’indicazione “Clavijero”: esso riporta il titolo “G. V. Callegari, L’abate Francesco Saverio Clavijero, storico dell’antico Messico Veracruz 9/9/1731 - Bologna 2/4/1787” e staccato “1931”, mentre nella controcopertina si aggiunge “e la sua opera storica per il 2° centenario dalla nascita”, si tratta di alcuni folii scritti a penna spesso cancellati a matita, che riportano evidentemente minute d’impostazione d’un articolo o saggio, quattro sono fitti di appunti e cancellature, tre sono destinati all’incipit provato in modi diversi, uno all’apparato bibliografico, due sono annotazioni biografiche sull’abate e Callegari segna nel retro “Clavijero, versi spagnoli, Imitatio Christo, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, in arma di S. Ignazio” (tra queste carte è anche un ritaglio di giornale dell’articolo “Clavijero y el heroismo” di Carlos Gonzales Peña per “Universal” del 27/9/1931 e un foglietto di appunti in matita manoscritto del Callegari ove è segnato “Humboldt, Vincenzo Cartari, Le magioni delli dei degli antichi... indiani, Padova 1626...”);
- una serie di copie di articoli da giornale ritagliati in lingua italiana o spagnola che parlano delle celebrazioni per il centenario della nascita dell’abate Clavijero;
- dal “Marzocco 21/6/1931” trafiletto di anonimo (Callegari?) che ricorda in modo succinto l’importanza dell’abate come storico del Messico antico e menziona l’uscita di un articolo di Callegari su Clavijero nel numero prossimo di Luglio di “Le vie d’Italia e dell’America Latina”, la rivista del Touring Club;
- da “El Universal 9/9/1931” trafiletto di anonimo in lingua spagnola intitolato “Commemoracion del Aniversario del Nacimento de D. Francisco Javier Clavijero”; da “Excelsior 9/9/1931” trafiletto di anonimo in spagnolo intitolato “Es hoy el segundo centenario del Ilustre Francisco Xavier Clavijero. La cerimonia en su Honor dieron principio ayer” (è corredato di ammagini di stampa);
- una lettera manoscritta del professor Giuseppe Brini della Regia Accademia delle Scienze di Bologna a Callegari dell’11/12/1930, esprime perplessità sulla partecipazione dell’Istituto ai costi finanziari delle celebrazioni in onore dell’abate Clavijero come aveva richiesto il professore veronese in una precedente lettera;
- una lettera manoscritta del professor Brini a Callegari del 30/12/1930, la Classe di Scienze Morali dell’Accademia delle Scienze di Bologna non aderirà alle celebrazioni per Clavijero in quanto manca della possibilità di contribuirvi finanziariamente;
- una lettera dattiloscritta (copia in carta carbone) della casa editrice Alpes a Callegari senza data, risponde l’Ufficio amministrativo in merito alla richiesta del professore veronese di pubblicare l’opera del Clavijero vantando contatti ufficiali col governo messicano per patrocinarla, nega la possibilità di realizzare la pubblicazione di un’opera tanto imponente da valutarsi in quattro tomi di 400 pagine circa ciascuno, quando il costo di realizzazione sarebbe coperto solo tramite la vendita di almeno 2000 copie al prezzo alto di 72 L. ciascuna, dunque determinando un’affare così rischioso che nessun Consiglio d’Amministrazione di casa editrice si permetterebbe d’avvallare in attesa di “tempi migliori”;
- un'annotazione che dice "Si recensisce il libro omonimo di Ada Marchino, edito dalla SACEN Torino nel 1935, pp. 306, in cui si racconta la provenienza della collezione bibliografica del C. I. S. A. attraverso acquisti americani e donazioni di testi storici (da von Humboldt a Clavijero), per cui il “prof. Callegari - il più illustre americanista d’Italia - ha giudicato la Biblioteca tra le più importanti d’Europa... verrà affidata alle cure del prof. Callegari... sarà pubblicata una Bibliografia Americana razionale secondo il sistema Rivet”; ma Callegari segna in matita rossa sul testo dell’articolo una grande “?”;

BIBLIOGRAFIA

Dizionario Enciclpedico Italiano, Treccani, 1957
Wikipedia, http://it.wikipedia.org/
Fondo Callegari, Bibloteca Civica di Verona (materiale non ancora catalogato).

lunedì 19 gennaio 2015

Annuncio: chuso per malattia!

Per chi, fortunato, non lo sapesse, l'epidema di influenza di quest'anno è una catastrofe. Il virus si moltiplica con rapidità e gli effetti sono deleteri: febbre, tosse insistente, vomito e dolori dappertutto, anche per due settimane.
Attualmente, circa metà delle persone che lavorano a questo blog sono state colpite e sono letteralmente a terra.
Motivo per cui, gli aggiornamenti sono temporaneamente sospesi, e riprenderanno solo quando saremo in grado di lavorare.
Abbiate pazienza, e a presto.