domenica 31 gennaio 2016

Il gran rifiuto di Callegari

Spilla ufficiale del Congresso di Roma del 1926,
venduta su eBay nel Novembre 2015


Durante il ventennio, era richiesta la tessera del partito fascista anche per insegnare in una scuola guida (abbiamo avuto più testimonianze dirette); per cui, chiunque desiderasse un rapporto di collaborazione con le istituzioni dello stato fascista, doveva sottostare alle regole di obbedienza, e venire di conseguenza “inquadrato” dagli osservatori del regime.
Vi furono molti entusiasti della prima ora, ma anche molti scettici: la maggior parte dei primi resistette alle continue ingerenze del regime fino al suo crollo, mentre la maggioranza dei secondi, piano piano, si ritirò da ogni impiego per lo stato, anche se questo significava l'esilio, o una specie di “oblio”, dalle istituzioni accademiche italiane.
Callegari fu indubbiamente tra questi ultimi. La scarsità di pubblicazioni a suio nome a partire dall'anno 1937, oltre che dalle sue condizioni di salute, fu causata dal suo distacco dalle alte sfere del regime.

Tra gli entusiasti c'era Pietro Gorgolini: Nel Dizionario Biografico degli Italiani [1] Angelo D'Orsi scrive che costui, dopo essere caduto in disgrazia con il quadrunviro “nazionalista” e in particolare con Giorgio De Vecchi di val Cismon, responsabile del fascio torinese, venne riammesso nel partito dallo stesso Mussolini, che lo apprezzava, e diventò direttore delle edizioni di regime S.A.C.E.N. e dellla pubblicazione “Il Nazionale”.
Anche Ugo Antonielli, direttore del Museo Pigorini di Roma, era un propagandista fedele; nel 1924 in un istituto di Bologna, commentando le gesta di Oberdan, glorificò il regime in un modo così sfrontato, da provocare le reazione degli antifascisti presenti, tra i quali un giovane Giorgio Amendola, e la conseguente rissa [2].

Il primo incarico di Callegari per lo stato italiano fu svolto prevalentemante proprio con Antonielli, nonché con il prof. Ricciardi: il Congresso degli Americanisti a Roma 1926. C'erano altri personaggi più moderati ma altrettanto prestigiosi, come Orlando Grosso (direttore Ufficio Belle Arti e Musei civici di Genova), Pericle Ducati (studioso di Bologna correlato con Raffaele Petazzoni, commissario ministeriale Accademico) e Paolo Revelli, autore di “Terre d'America  e Archivi d'ltalia” edito a Milano nel 1926, un testo fondamentale. Scrisse Callegari: “Facemmo, per quanto novizi, una discreta figura, come ben si può vedere dagli atti pubblicati nel 1928”[3]; ma nel suo testo “Unicuique Suum”[4], sempre del 1926, già non lesinò critiche all'impostazione generale, che saranno ben chiarite anche da questa frase trovata in una lettera del 1934 a Pietro Gorgolini: "I finanziamenti stanziati nell’occasione da Mussolini per costituire la Società degli Americanisti italiani finirono nella stampa privata dell’opera “Gli americani” dell’etnologo-antropologo dell’Università di Roma Giuseppe Sergi"

Callegari, tornato dal suo viaggio in America, era stato convinto da Antonielli e alri come Giuseppe Mazzini, peruanista, ad aderire al progetto del Centro Italiano Studi Americanistici C.I.S.A. diretto da Gorgolini.
Il progetto prevedeva la liquidazione della della S.A.C.E.N., editrice de “Il Nazionale”, e l'uso dei fondi così trovati nella creazione, per l'appunto, del C.I.S.A.; progetto frenato per lungo tempo dall'odio tra Gorgolini e De Vecchi, nel frattempo diventato ministro.
Lo studioso veronese fece subito presente che non avrebbe tollerato gli “errori” compiuti nel 1926: in altre parole, che avrebbe vigilato perché il tutto diventasse effettivamente un'associazione a scopo culturale, e non di propaganda (almeno così sembra di capire).
Non ottenendo molta attenzione, nel 1935 Callegari si ritirò di fatto - poco dopo Revelli - con una lettera polemica in cui rivolgeva accuse all'intero apparato statale. Ma quando De Vecchi fece sopprimere il corso di Americanistica presso l'Università Cattolica di Milano, l'appoggio di Gorgolini contro questa decisione fece riavvicinare i due.
Dopo lotte con De Vecchi ed accordi con il conte Volpi di Misurata, presidente dell'Associazione Italo-Americana, il progetto semprò ripartire [5]
Ma in mancanza di certezze Callegari rifiutò un suo impegno a tempo pieno. In seguito, l'alleanza con il nuovo ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, spostò gli scopi del centro da storici a social-politici
Il 24 Luglio Callegari rispose alle continue sollecitazioni di Gorgolini con freddezza e distacco: si lamentò che come sempre, non vi era  “il più piccolo principio d’effettuazione dei miei modestissimi desideri”, chiese di non esser incluso come Direttore generale del Consiglio direttivo e partì per il Trentino in vacanza.

La sua collaborazione si ridusse a qualche articolo pubblicato su “Rivista di studi americani”, edita dalla S.A.C.E.N. di Gorgolini.

Bibliografia

[1] Dizionario Biografico degli Italiani Treccani - Volume 58 (2002) (voce su Gorgolini di Angelo D'Orsi);
[2] Cerchia G.: "Giorgio Amendola. Un comunista nazionale - Dall'infanzia alla guerra partigiana (1907-1945)" Rubbettino 2004;
[3] Venturi F.:  Guido Valeriano Callegari, libero docente di antichità americane, “Civiltà veronese” a. II, n. IV, sett. 1989;
[4] Callegari G.V., Unicuique Suum, Verona 1926 (Catalogazione ufficiale gia’ esistente: Biblioteca Civica Verona - Op. Forti 356/7) - Polemiche Americanistiche, Congresso Romano 1926, Organizzazione e gestione;
[5] Amante, A., La verità sul centro italiano di studi americani (C.I.S.A. 1932-1937). Origini, sviluppi, affermazioni, Società anonima casa editrice nazionale (S.A.C.E.N.), Torino 1937, pag. VI.