venerdì 9 ottobre 2020

Puebla e Oaxaca

Puebla, Casa del Affinique
(dal Fondo Callegari BCVR)

In Aprile lo studioso giunge nella città di Puebla: “rivaleggia con Guadalajara come seconda città, 100.000 abitanti, assolutamente moderna, ricca di superbi palazzi, bei monumenti e bellissime chiese i cui campanili, con il tetto in mattonelle verniciate a vari colori, sono di bellissimo effetto. la cattedrale, decorata in onice e marmo rosa e mosaici è più bella di quella del Messico; le ricchezze profuse negli altari, nelle balaustre e cancellate d’argento (...) visitai il Colegio del Estado, ove mi fu guida un collega, il prof. Tenorio (...) il 19 Aprile visitai Cholùla a pochi chilometri sulle rovine dell’antica città azteka e che vanta, oltre della Chiesa di S. Francesco, la celebre Capilla Real in stile moresco, 49 cupolette sono sorrette da una foresta di 64 colonne. Vanto della città sono i resti della prodigiosa piramide, il più grande monumento del genere, l’altezza raggiunge meno della metà della piramide di Kheops, i lati irregolari misurano circa 440 ciascuno, la superficie in 19 ettari, costruita in grossi mattoni alternati con strati di pietrisco e terra. E’ orientata per l’epoca e suddivisa in quattro piani, sedici scalinate, quattro per faccia, non ne esiste che una di 120 gradini (...) d’origine ignota, attribuita agli Ulmeki o ai Maya godette nelle leggende la parte stessa della torre di Babele; secondo dotte ricostruzioni, doveva avere un aspetto imponente, pari alle ciclopiche costruzioni degli Egiziani, degli Assiri, dei Babilonesi. Disgraziatamente, oggi essa è in abbandono, tagliatane una fetta da una linea ferroviaria, sgretolata in molti luoghi, quasi scarnificata e ricoperta quasi totalmente da fitta vegetazione, sembra una collina naturale danneggiata da gallerie scavate per ricercare un fantastico tesoro; negli scavi del 1798 venne alla luce una cella cubica contenente scheletri umani, idoli di basalte e vasellame dipinto (...) sulla piattaforma è stata costruita una graziosa chiesa cattolica dedicata a Nuestra Señora de los Remedios (...) Cholùlan, che all’epoca della conquista contava 20000 case, 400 templi e 150.000 abitanti, era la Mecca dell’Anàhuac, vi accorrevano milioni di pellegrini a venerare il grande dio e demiurgo Quetzalcòatl. Il panorama che vi si gode è meraviglioso, non lontano Puebla coi suoi tetti, più lungi la Malinche, dalla parte opposta i grandi vulcani nevosi, in giorni serenissimi si può perfino scorgere lo stesso Orizaba!” [26].

Oaxaca, Santo Domingo
(dal Fondo Callegari BCVR)

Da lì parte il viaggio avventuroso per Oaxaca:”a 367 Km. da Puebla scendendo da 2200 a 1000 m. la vegetazione si modifica, la tierra caliente fa sentire i suoi effetti; appaiono i cerri, gli ochinocacti, le maxillarie, le pereskias, i giganteschi organos, le mezquites, la tempetaura si va elevando dopo Tehuacàn, rinomato luogo di cura d’acque. Il paesaggio si fa arido, il cañon de los Cues sembra un forno ardente, giù in fondo rumoreggia un torrente selvaggio, fra due muraglie di porfido rosa; a Cuicatlàn s’allarga la valle, appaiono piantagioni di caffé, zucchero, chile; a Tomellin si ritorna nel cañon; a sera ero ad Oaxaca. L’antica Uaxyacàc conta 40.000 abitanti, fu patria di Benito Juàrez e Porfirio Dìaz (...) tale territorio è il più ricco di leggende e di avvenimenti storici, le avventure della bella principessa Donajì, di re Cocyoëza e della lotta sostenuta contro la prepotenza d’Ahuizotl, re del Messico, dell’avventuroso Dzavindanda, del bello e arrogante Cosijoopii, re di Tehuantepéc, e della meravigliosa Coyolicatzin detta Pelaxilla, fiocco di cotone, storie per cui i poeti esercitarono la loro accesa fantasia, il cristianesimo vi celebra la miracolosa immagine de la Virgen de la Soledad (1543) la cui corona contiene 600 brillanti (...) m’interessò più di ogni altra città, i suoi edifici tra cui il Palacio de los Poderes, la Catedral e il tempio di Santo Domingo, superiore per bellezza, e il santuario de la Soledad, i suoi abitanti, bei tipi di zapoteki e mixteki che potei osservare a mio agio, durante il mercato (...) guida cortese, il signor Mayor Guerrero (...) potei deplorare lo stato d’abbandono in cui è lasciato il suddetto tempio di S. Domingo, il più sontuoso di tutta l’America, una parte è trasformato in caserma! (...) visitai la collezione di vasi antichi del Kennedy, stupito che tali tesori non fossero convenientemente costoditi in un museo... dovevo portare il saluto della Madrepatria ad un italiano, forse il solo che vi sia in quella città, il Dr. Conzatti, medico e botanico valentissimo (...) da oltre 40 anni vive laggiù, sempre affezionato all’Italia, dove vorrebbe venire a morire! L’ing. Manuel Concha, impiegato della Secretaria de Agricoltura: avevo un biglietto di presentazione del prof. Gamio, egli si mise a disposizione (...) con la sua Ford andammo il giorno dopo a Tule, ove ammirai l’albero (un cipresso) più grande del mondo, una circonferenza ad un metro dal suolo di circa 52 m (...) fa restare a bocca aperta” [27].
Di tutto ciò resta una documentazione iconografica nel fondo inedito della Biblioteca Civica che mostra anche un attenzione particolare di Callegari agli aspetti etnografici, come ai vestiti tradizionali dei popoli dell’altopiano di Puebla, alle figure caratteristiche della vita sociale dei villaggi rurali.

1 - CALLEGARI G. V., La mia escursione... cit., pp. 281-283; BCVR, FIC, Cartella 2 (1923), 3, C4 (“mi tierra, mi dormida, mi esperienza soñada” F. Ramirez Condiani);