venerdì 28 luglio 2017

Pionieri dell'Archeologia messicana, parte seconda

La mappa disegnata da James Churchward, da my-mu.com
Uno dei pochi a tenere in considerazione Le Plongeon, del quale abbiamo parlato nella prima parte, fu un'inglese, colonnello dell’Esercito Britannico: John Churchward. Nel 1870 costui strinse amicizia con un sacerdote di un tempio indù, che lo aiutò nella comprensione e interpretazione di una serie di tavolette antichissime: quelle del Naacal, antichissima confraternita mistica, appartenente ad un impero con centro nell'oceano Pacifico ma diffusosi in tutto il mondo raggiungibile.
Churchward fu spronato da William Niven, archeologo indipendente, ex-ingegnere minerario scozzese. Niven trovò, mentre faceva ricerche nel sito di Guerrero, non lontano da Acapulco, dove erano stati prelevati i materiali per la costruzione di Città di Messico, alcune antichissime verstigia coperte di cenere vulcanica, cosa che faceva pensare ad una catastrofe simile a quella di Pompei. L'esame le stimò come vecchie di 50.000 anni.
Nel 1921, a Santiago Ahuizoctla, trovò una notevole quantità di tavolette; Churchward le riconobbe come opera dei Naacal, da cui l'affermazione che questa civiltà sarebbe risalita addirittura a 200.000 anni prima. Era il leggendario "continente perduto", conosciuto anche come Mu?
Come Le Plongeon, anche Churchward e Niven non furono creduti; credere a loro significava mettere in discussione la storia del mondo come l'occcidente l'aveva sempre spiegata (quasi imposta).
Per motivi forse simili, nel 1930, non fu tenuto molto in considerazione lo psichiatra russo Emanuel Velokovsky; appassionatosi alla storia antica abbracciando la teoria freudiana della contemporaneità di Mosé e del faraone Akhenaton [1], egli individuò dei resti di barche sul fondo del lago Titicaca, in Perù, sorprendente simili alle barche di papiro usate nell'antico Egitto. [2]

[1] S, Freud, Der Mann Moses und die monotheistische Religion, Amsterdam 1939
[2] http://www.laportadeltempo.com/Documenti/doc_mesoam.htm