martedì 9 agosto 2016

Xochicalco

Al terzo volume della nostra biblioteca su Callegari mancano solo pochi ritocchi. 
Nell'attesa, torniamo brevemente in Messico.

Partendo da Città del Messico, dirigendosi a sud passando tra tre grandi parchi nazionali, si può raggiungere Cuernavaca, capoluogo di Morelos, il territorio di battaglia di Emiliano Zapata. Proseguendo a sud per la strada 950 fino a Xochitepec e poi deviando ad ovest, si arriva a Xochicalco.
Xochicalco è ora un sito archeologico precolombiano sotto tutela dell'UNESCO. In precedenza, sorgeva qui l'omonima città.
Xochicalco è stata fondata nel 200 a.C.; il nome è in lingua nahuatl e significa "luogo della casa dei fiori". La sua latitudine è 18°48'14” Nord, la longitudine 99°17'45”' Ovest. La fondazione risale al tempo della decadenza della vicina Teotihuacán (decadenza alla quale forse Xochicalco ha contribuito). Lo sviluppo e le nuove costruzioni, edificate soprattutto tra il 700 ed il 1000, hanno poi portato Xochicalco a contare un numero di abitanti vicino a 20.000. Poi la città è stata abbandonata in fretta per motivi mai del tutto chiariti.
L'esploratore Antonio Alzate nel 1777 è stato il primo a descrivere le rovine. Alexander von Humboldt ha pubblicato le illustrazioni e una descrizione di Xochicalco nal 1810. Dopo la visita di Massimiliano d'Asburgo, e dopo le sanguinose rivolte, è iniziato un secolare lavoro di recupero, che deve ancora essere terminato al 100%.
L'archeologo Leopoldo Batres, nel 1910, ha scoperto e riportato alla luce il tempio dei serpente piumato, l'edificio più imponente e conosciuto del sito. Nei cinquant'anni successivi alla II Guerra Mondiale altri manufatti sono stati scoperti, ed infine è stato costruito, nel 1993, il museo archeologico che ospita parte dei reperti rinvenuti (altri invece sono stati portati a Città del Messico).

Callegari ha visitato Xochicalco nel 1923. Scrive nel suo diario: “l’escursione al tempio di Xochicalco, a cinque ore di cavallo dalla città di Cuernavaca, attraverso lande tormentate e profondi barrancos, sotto un sole ardente, in compagnia d’una comitiva internazionale di turisti, per studiare questo ammirabile tempio […] nonostante i danni del tempo e i vandalismi, però oggi parzialmente riparato, serba un fascino invincibile, anche per il mistero che lo avvolge dell’epoca e de’ suoi costruttori e delle figure e simboli scolpiti egregiamente nella sua parte massiccia... sola a perpetuarne il ricordo. Esplorai con i miei compagni Laso de los Heros, le grotte vicine, ma non ebbi il modo di farne il rilievo […] Gamio possiede già un esatto piano topografico della collina, su cui s’erge il tempio e ancora de’ dintorni saranno scoperti e studiati”. Manuel Gamio è il geofisico che sta proseguendo il lavoro di Ezequiel Ordoñez sulla classificazione geomorfologica della zona.

Ci restano di questi luoghi una quantità notevole di materiali iconografici nel fondo inedito della Biblioteca Civica di Verona. Spicca in particolare la fotografia dove lui (solitamente schivo ad apparire in foto) posa davanti al muro del tempio del serpente piumato, in compagnia di altre persone non meglio identificate; ma è riconoscibile, in mezzo al gruppo, Zelia Nuttall, la studiosa della quale si è già parlato in un altro post. Sebbene al tempo della visita di Callegari ci fosse nella zona poco di visibile oltre al tempio, ci sono anche foto di reperti, il paesaggio con l'entrata della gola che porta a Xochicalco, e nei dintorni (Lojarto) un'interessante grande rovina litica squadrata in mezzo ad una fitta foresta; sul retro Callegari scrive “Idolo gigantesco di Coutlinchan, dea dell’acqua?”.

Alcune fotografie tratte dal Fondo Callegari
Lojarto. Callegari in piedi sulla rovina

Tepoztlan, ingresso della gola dalla quale si accede a Xochicalco

Foto di gruppo davanti al tempio del serpente piumato, Callegari è il più a destra.

La cittadella di Xochicalco così come appariva nel 1923