venerdì 6 settembre 2013

Il viaggio in Messico

Nel 1923 Guido Valeriano Callegari, appassionato cultore dell’arte antica mesoamericana, compie un lungo e articolato viaggio in Messico, nato come possibilità di escursione archeologica nei luoghi da lui descritti in precedenti pubblicazioni, ma che lo avvicinano tout court alla cultura e alla società messicana. Nella relazione scritta all’Accademia di agricoltura, scienze e lettere si definisce "appassionato studioso d’antichità precolombiane, studi che purtroppo nel nostro Paese non hanno trovato ancora nessuno o quasi, intelligente e laborioso cultore".
Nelle note critiche ricorda gli studi pubblicati dalla poderosa monografia sull’antico Messico pubblicata a Rovereto nel 1908 a seguito della partecipazione al Congresso americanistico internazionale di Vienna come rappresentante italiano assieme al delegato ufficiale, il professor Hiller Giglioli [1], alle frequenti conferenze sull’arte antica messicana che l’hanno portato a Firenze, Padova, Bologna, Trento e Milano, al premio nel 1916 dell’Académie des Inscriptions et Belles Lettres di Parigi a nome della Foundation de M. le Duc de Loubat per il complesso dei suoi lavori americanistici. 
Veduta aerea di Città del Messico
La spedizione in Messico nasce comunque quasi come un caso fortuito, un beneficio del destino: "la mia offerta di rappresentare anche a mie spese il mio Paese al successivo Congresso int. degli Americanisti a Messico nel 1910 non erano stati accolti dal Ministero... avevo quasi perduto la fiducia che un giorno mi si potesse offrire l’occasione di vedere e studiare in loco ciò che avevo studiato nei principali musei d’Italia e dell’Estero, tanto più che non potevo fare alcun assegnamento su aiuti da parte del nostro Governo"; ecco però subentrare "la magnifica generosità del Governo della Repubblica del Messico, dietro proposta del suo Console generale a Genova, Ing. Arturo Pani, a cui debbo tutta la mia gratitudine" per "realizzare il sogno più caro della mia giovinezza, concedendomi larghi mezzi per compiervi un lungo viaggio d’istruzione. Il mio soggiorno doveva durare tre mesi, ne’ quali mi proposi di visitare le rovine delle città e de’ santuari dei Nahoa e dei Maya, le principali tribù raccogliere materiale di studio, libri, carte geografiche, fotografie e suppellettile archeologica per il Museo Naz. d’antropologia di Firenze farmi un’idea positiva degli istituti d’istruzione scientifica superiore conoscere molti dotti messicani e stranieri con cui ero in relazione da anni tessere possibilmente rapporti intellettuali tra i due paesi"[2].
Attraverso il diario scritto per l’Accademia dell’agricoltura di Verona, i materiali cartacei e iconografici del fondo inedito Callegari presente nella Biblioteca Civica veronese, con questo lavoro intendo accompagnare il lettore nell’esplorazione del Messico post-zapatista, visto con gli occhi di un intellettuale di provincia, appassionato cultore di un’arte piuttosto marginale e singolare nel quadro culturale dell’Italia d’inizio secolo.

[1] Su Giglioli e il Congresso Americanistico di Vienna, vedi bollettino in ‘Archivio per l’antropologia e l’etnologia’, v. XXXVIII, fasc. 3, 1908; Enrico Hillyer Giglioli nasce a Londra il 13 giugno 1845, figlio di Vincenzo, medico e antropologo, mazziniano di fede politica; vince una borsa di studio nel 1861 per la Royal School of Mines a Londra, conosce Charles Darwin, e studia scienze naturali con Lyell, Owen, Huxley. Tornato in Italia nel 1864, si laurea in Scienze Naturali all'Università di Pisa (dove il padre ha la cattedra di Antropologia), e frequenta Filippo De Filippi, direttore del Museo Zoologico di Torino e primo sostenitore in Italia delle teorie darwiniane sull'evoluzione; lo segue in un viaggio di circumnavigazione del mondo, 1868, il primo di una corvetta italiana, la ‘Magenta’, per motivi scientifici e naturalistici. Collaboratore di Adolfo Targioni Tozzetti, ornitologo, costituisce la Collezione centrale dei Vertebrati italiani presso il Museo Zoologico La Specola, di cui è anche direttore; lavora fra l’Università di Torino e l’Istituto reale di studi superiori di Firenze. Per il Ministero dell’agricoltura realizza dal 1880 il catalogo dell’avifauna italiana. Raccoglie però anche una ricca collezione di oggetti etnografici del Nord America, che dal 1876 costituiscono la base del Museo preistorico Pigorini di Roma, unitamente al materiale iconografico sui nativi americani, e agli oggetti e rilevazioni naturalistiche compiuti nella Terra del Fuoco durente il viaggio della ‘Magenta’. La partecipazione al Congresso americanistico viennese costituisce un riconoscimento all’anziano etnografo e direttore di importanti musei scientifici italiani, morirà l’anno successivo.

[2] CALLEGARI G. V., La mia escursione archeologica al Messico, ‘Atti e memorie dell’Accademia di agricoltura, scienze e letttere di Verona’, s. IV, vol. XXV, 1923, pp. 267-268; Joseph-Florimond de Loubat (1837-1921) è un ricco mecenate e bibliofilo, che nel 1912 ha contribuito a catalogare il corpus della collezione iscrizioni greche della Académie des Inscriptions et Belles Lettres di Parigi, soprattutto per quanto è importante alla nostra storia ha sovvenzionato le ricerche in Messico e Yucatan del grande archeologo Eduard Seler e ha comperato manoscritti e codici antichi messicani o testi a stampa storici del Messico per numerose biblioteche mondiali, comprese alcune italiane (ad. es. universitaria di Padova con la mediazione di Callegari, Vaticana, Nazionale d’antropologia di Firenze...).

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