martedì 10 settembre 2013

Il fondo inedito della Biblioteca Civica di Verona

In un convegno americanistico del 1992 il prof, Franco Venturi, appassionato e compianto cultore delle antiche civiltà amerinde, ricordava: “Parte della ricca biblioteca di Callegari è finita al Pigorini di Roma (Museo di Etnologia ed Antropologia, nda), i pezzi raccolti nei suoi viaggi giacciono forse polverosi in imprecisati magazzini dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona... l’attuale Presidente dell’Accademia mi ha confermato la probabile perdita; la sua immensa collezione fotografica, completamente perduta, è in parte ricordata nelle decine di articoli...”. Nel 1998 presso la Biblioteca Civica di Verona è stata ritrovata una parte di quei documenti che Venturi temeva irrimediabilmente perduti, un corpo di fonti estremamente vario ed eterogeneo, composto di testi scritti e di materiale iconografico ed illustrativo. La scoperta è particolarmente sorprendente: Callegari annotava nel 1946 che il bombardamento della sua abitazione veronese aveva causato “grave danno di ciò che conteneva, compreso un piccolo museo d’oggetti rari e curiosi fatto durante i miei viaggi”.

Il fondo consta di quaderni manoscritti di appunti per catalogazioni bibliografiche o per repertorio di fonti utilizzati nei suoi lavori a stampa per argomenti americanistici (ma non solo, ad esempio le ricerche su antichi viaggiatori e geografi del continente americano), l'elenco e la descrizione dei principali oggetti d'arte antica americana presenti nelle principali collezioni museali italiane, copie di testi editi da Callegari e da altri (alcuni altrimenti introvabili oggi nei cataloghi delle principali Biblioteche), manoscritti o dattiloscritti di minute chiosate dei suoi saggi (comprese le relazioni enunciate nei Congressi americanistici internazionali), un epistolario con diverse personalità culturali del tempo (a cominciare dal fitto carteggio per realizzare la fondazione di un Centro di Studi Americani a Roma, per finire con la descrizione di alcuni monumenti dell'area archeologica di Chi Chen Itzà nello Yucatan nelle lettere del più importante archeologo messicano del tempo Juan Palacio), una voluminosa e ricca collezione di articoli ritagliati che parlano di Callegari sulla stampa italiana e internazionale o di argomenti e studiosi a lui legati, dal 1905 al 1951, le pubblicazioni ufficiali dei Congressi americanistici cui ha partecipato, gli articoli che ha scritto Callegari quando da giovane studioso ha collaborato con 'La provincia di Padova' e da appassionato e sempre più affermato americanista con diverse riviste nazionali. Riguardo il materiale illustrativo si tratta di una consistente serie di fotografie, lastre vitree di negativi, cartoline postali, stampe delle maggiori località archeologiche e coloniali del Messico collezionate durante due escursioni di studio negli anni Venti, nonché disegni a china prodotti dallo stesso Callegari, carte geografiche tematiche, che probabilmente egli adoperò come materiale didattico per le lezioni universitarie di Americanistica: la visione di quasi 800 scatti permette di avere una ricca documentazione visiva delle maggiori aree archeologiche di San Juan Teotihuacan, Campeche e Chi chen Itza, di Puebla e Oaxaca, delle bellezze naturalistiche della Sierra come le grotte di Cacahuimilpa e i vulcani Popocatepetl, i paesaggi dei cierri, di abbozzare lo studio etnografico sui costumi delle popolazioni indigene discendenti dalle civiltà amerinde, di addentrarci tra le strade e i monumenti delle principali città come Città del Messico o Vera Cruz, anche di valenza storica (i resti della casa in cui alloggiò Massimiliano d'Asburgo a Queretaro). Nel materiale manoscritto o a stampa si trova anche materiale del periodo universitario, la notazione manoscritta preparatoria per la traduzione del libro sacro dei Quichè-Maya mai edito.
Dal fondo Callegari: appunti sulla datazione e corrispondenza dei calendari


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