venerdì 6 settembre 2013

Gli esordi

Guido Valeriano Callegari collabora come pubblicista e recensionista sul foglio culturale d’area veneta “La Provincia di Padova” dal 1900, mentre elabora la propria tesi di laurea in geografia antica sul viaggio di Pitea di Marsiglia; da studente nel Dipartimento di Lettere antiche presso l’ateneo patavino ha pubblicato nel 1897 un testo di riflessione filosofica sulla morte, analizzando e confutando comparativamente le posizioni nella filosofia greca antica [1].

Riprende questa tematica proprio nel primo articolo redatto per la rivista, recensendo un testo scientifico divulgativo apparso nella collana della “Piccola Biblioteca di Scienze Moderne”, edita dalla casa editrice torinese che ha ospitato gli scritti più importanti dello scienziato positivista e materialista Cesare Lombroso [2].

Illustrazione da "La fin du monde" di C. Flammarion
Callegari si sofferma in particolare sulla questione della metempsicosi “celeste”, teoria già degli antichi Egiziani e dei Pitagorici, espressa come “trasmigrazione astrale dell’anima terrestre verso i pianeti principali del nostro sistema solare: teoria antica rediviva, fatta gigante da accese fantasie, che ammessa la pluralità dei mondi, in questi vorrebbe collocare le anime, quando esse hanno abbandonato il loro terreno sviluppo”. Callegari guarda con distacco “positivista”, sostanzialmente con scetticismo a queste affermazioni, ma si intuisce nelle sue parole almeno l’intrigo della curiosità.

“Chi può discutere seriamente una concezione sì ardita? Ammessa pure la vita, in qualche pianeta affine alla nostra, perché l’anima terrestre dovrebbe aver d’uopo di perfezionarsi materializzandosi in un altr’astro? L’idea è poetica, grandiosa, affascinante quanto mai (l’illustre Flammarion l’ha fatta sua in due splendidi romanzi siderali “Urania e Stella”) giacché è meraviglioso immaginare tanti milioni di anime vaganti per l’infiniti spazi interplanetari in cerca del futuro loro soggiorno!... La splendida Venere è la stella, secondo l’autore, che si presterebbe per le supposte sue condizioni d’abitabilità, al nostro primo futuro soggiorno, e l’esistenza di Marte, di Venere e di Mercurio, secondo lui sarebbe spiegata per essere i futuri soggiorni dell’anime terrestre destinate in essi a perfezionarsi: l’esistenza degli astri sarebbe subordinata all’esistenza delle anime, mi si permetta, come in un luogo di cura”. [3]

[1] Biblioteca Civica di Verona (BCVr), Fondo Callegari (FC), B 1* manoscritti, “Pitea di Massilia. Contributo alla Storia dell’Astronomia e della Geografia”, rilegato e sottotitolato “Tesi di laurea alla Societè de Geographie de Marseille di Guido Valeriano Callegari, laureando in Lettere alla Regia Università di Padova, anno 1902”;“Della morte presso i Greci antichi”, sottotitolato “Note e appunti storico-filosofici per Guido Valeriano studente di filologia nella Regia Università di Padova”, Agosto 1897. 


[2] STRAFFORELLO G., Dopo la morte, “Piccola Biblioteca di Scienze Moderne”, n. 19, Fll. Bocca, Torino, 1900.

[3] CALLEGARI G. V., Dopo la morte, “La Provincia di Padova - parte scientifica” (d’ora in poi PRPD-S), 27/11/1900).

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