venerdì 14 febbraio 2014

San Juan Teotihuacan

Agli inizi del XX secolo Leopoldo Batres, ufficiale dell'esercito messicano, amico di Porfirio Diaz e appassionato d'archeologia, diviene Ispettore dei Monumenti Archeologici e, dopo averne iniziato lo studio nel 1884, dirige la prima grande campagnia di scavi nell'area attorno al 1905 per farne un grande monumento nazionale a calebrazione del primo centenario dell'indipendenza dalla Spagna nel 1910 (in verità già sotto la reggenza imperiale di Massimiliano d'Asburgo a metà Ottocento sono iniziati gli scavi attorno alle piramidi di Teotihuacan, fotografate da Charney nel 1880). Batres dimostra limitate conoscenze e competenze: si erge per puro abbellimento una terrazza supplementare sulla Piramide del Sole (il cui restauro verrà  poi ultimato nel 1926), prima inesistente! Teotihuacan, in lingua nahuatl, significa "città degli dei": una zona di templi-piramidi (nel 1913 risalta il restauro del Tempio Maggiore sulla base degli studi di Manuel Gamio) costituenti il centro religioso ed edifici residenziali (assieme ai più tardi palazzi d'uso civile, come il Quetzalpapàlotl e il Palazzo dei Giaguari) che ospitarono circa 100.000 abitanti attorno al 650 d. C.; un impianto urbanistico rigorosamente geometrico, per cui nel Viale dei morti da Nord a Sud si svolgevano le cerimonie lungo due chilometri e ai due estremi erano la Piramide della Luna e il recinto con la Piramide di Quetzalcoatl, il serpente piumato, mentre la Piramide del Sole, la più grande, stava in centro. Decaduta dopo il VIII secolo, forse per la pressione dei popoli nomadi o per contrasti interni, la città è identificata con l'epopea azteca, quando quel popolo vi si insediò già in epoca di decadenza, terminale di un lungo e in parte ancora sconosciuto processo di migrazioni di popoli nahuatl quando gli Aztechi subentrarono per assimilazione culturale ai popoli precedentamente stanziati. Gli studi su Teotihuacan iniziano negli anni Venti a delineare l'area culturale mesoamericana dai deserti messicani all'Honduras come una Koinè culturale e non politica, che prende spunto dalla diffusione della civiltà Olmeca e si caratterizza con elementi come la costruzione di piramidi, l'uso del calendario e della scrittura geroglifica, l'adozione del gioco della pelota, la supremazia di una casta sacerdotale che ispira stati teocratici, la presenza centrale delle divinità del serpente piumato (Quetzalcoatl) e del dio della pioggia (Tlaloc), il diffuso commercio di lusso di conchiglie, corallo, piume e ossidiana, la pietra più ricercata. Il Viale dei morti segue la traiettoria dell'anno solare (Miccaotli): un criterio di tipo cosmico-astronomico orienta l'area per consentire ai sacerdoti di calcolare con precisione i cicli del calendario. Callegari frequenta Teotihuacan sulla base degli studi dell'archeologo che l'ha più influenzato, dai tempi dei primi testi a stampa del decennio precedente, Eduard Seler, Direttore dell'Istituto Archeologico del Messico dal 1910 e membro della Società Italiana di Antropologia ed Etnologia di Firenze, e di Javier Pañafiel, indagatore d'inizio secolo sulla civilizzazione nahuatl e sull'etimologia amerinda.

Tollan, Teotihuacan antica, è la città mitica tolteca in cui si è originato il culto di Quetzalcoatl, e la civiltà tolteca è stata la matrice della cultura azteca, quando i "messicani" giunti nella valle dell'Anahuac e intorno al lago Texcoco hanno assorbito e fatto proprio quel repertorio di miti e cultura (Toltecayotl, in lingua nahuatl è un sinonimo di cultura), adottandone il pantheon (Tlaloc/Huitzilpochtli, la dualità acqua-fuoco). Callegari ci lascia nel repertorio iconografico e fotografico del fondo inedito della Biblioteca Civica alcune immagini degli scavi nell'area denominata "bagni di Netzahualcoyotl". Questo ‘tlatoani' di Texcoco fu, come molti guerrieri nei momenti di pace, poeta,e conosciamo attraverso questi scritti in nahuatl (già rilevati nel 1582 da Juan Batista de Pomar, che iniziò a trascrivere i caratteri nahuatl in latino) forse più aspetti di vita reale rispetto ai testi ‘ufficiali' aztechi: "Zan te te yenelliaca zan tlahuacoin ipal nemoani In cuix nelli ciox amo nelli? Quen in conitohuain ma oc on nentlamatiin toyollo.... zan no monenequiin ipal nemoani! Ma oc on nentlamatiin toyollo" , è il breve poema del re contenuto nella raccolta "Lament on the Fall of Tenochtitlan", che in inglese è stato tradotto in epoca più recente rispetto ai tempi di Callegari, "Is it you, are you real? Some had talked nonsense. Oh, you, by whom everything lives, is it real?, Is it not real? This is how they say it. Do not have anguish in our hearts! I will make disdainful, oh, you, by whom everything lives, do not have anguish in our hearths!– Netzahualcoyotl, lord of Texcoco". 

Veduta della "Ciudadela" di Sna Juan Teotihuacan
(dal Fondo Callegari della Biblioteca Civica di Verona)

La testa del serpente piumato scolpito sulla Piramide del Quetzalcoatl
(dal Fondo Callegari della Biblioteca Civica di Verona)

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